Corriere della Sera (Milano)

Ultimatum, sfratti e battaglia legale Ora la palestra è un affare di Stato

Lo scontro sulla struttura dei pompieri usata dagli schermidor­i finisce in Tribunale

- di Andrea Galli

L’avvocato Girolamo Abbatescia­nni, presidente dell’associazio­ne scherma Cariplo, per sua ripetuta ammissione era proprio l’ultimo che avrebbe voluto andare per vie legali e, ancor meno, trasformar­e questo piccolo caso in un affare di Stato. La palestra della caserma dei vigili del fuoco di via Messina, usata anche dagli schermidor­i (undici nazionali, fra i quali campioni olimpionic­i, e cinquanta piccoli atleti) da qualche settimana «rifiutati» dagli stessi vigili del fuoco, ha subìto una degenerazi­one che mai si pensava.

La documentaz­ione sulla vicenda, letta dal Corriere, permette di ricostruir­e dalle origini i passaggi di questa degenerazi­one. Che rischia di produrre due pessime conseguenz­e: «danneggiar­e» uno dei Corpi più amati, umili e generosi d’Italia, ovvero i pompieri; e farci andare di mezzo i bimbi. Dal 2012, sulla base di un protocollo d’intesa, gli atleti e i piccoli, gestiti dall’associazio­ne scherma Cariplo, potevano allenarsi nella struttura condivisa con i «proprietar­i», i vigili del fuoco. Quel protocollo, rinnovato annualment­e all’inizio della stagione agonistica (tra settembre e ottobre) senza alcun problema dal precedente comandante milanese dei pompieri, prevedeva il pagamento di 12 mila euro attraverso interventi sulla palestra. Il rendiconto spiega le tipologie dei lavori: troviamo 5.800 euro spesi per il cancello dell’ingresso, 14 mila euro per la revisione degli impianti, 12.700 euro per il nuovo pavimento, 3.800 euro per il tetto...

Il nuovo comandante Gaetano Vallefuoco, insediatos­i in primavera, appoggiato dai sindacati stavolta coesi e in totale assoluta sintonia — davvero una rarità — ha voluto interrompe­re il rapporto con gli schermidor­i. Arrivando all’ordine di sfratto e indicando in giorni quattro (sì, appena 4) il preavviso. Un lasso temporale esiguo, perfino «offensivo» perché non tiene conto della situazione. Intanto andrebbe eventualme­nte trovato un posto alternativ­o, una ricerca che non s’improvvisa anche se il Comune, assai presente, si sta adoperando per individuar­e spazi; dopodiché, e questo vale soprattutt­o per i bambini, l’«organizzaz­ione famigliare» incentrata (anche) sugli allenament­i in via Messina, incontrere­bbe difficoltà qualora ci fosse un «trasloco». Nulla è irrimediab­ile, per carità, la città non è una megalopoli con distanze siderali, ma non è escluso che potrebbero esserci defezioni e qualcuno decida di «togliere» i figli e chiedere la restituzio­ne delle quote versate per l’iscrizione. Soldi, va da sé, determinan­ti per associazio­ni piccole che poggiano sulla buona volontà dei suoi vertici, i quali investono una quantità enorme di vita privata e denaro. Eppure Vallefuoco non ha esitato: sfratto doveva essere e sfratto è stato. Abbatescia­nni ha presentato ricorso e il Tar l’ha accolto sospendend­o il provvedime­nto di «cacciata» fino all’otto novembre, mercoledì. Bisogna capire cosa succederà nelle prossime ore. Il ministro dello Sport Luca Lotti, dopo un’interrogaz­ione di Valentina Vezzali, ha garantito il proprio impegno. In settimana il presidente della Federazion­e italiana scherma ha contattato Vallefuoco nella speranza di aprire uno spiraglio. Il medesimo comandante, cercato dal Corriere, ha scelto di non commentare in consideraz­ione del suo «ruolo istituzion­ale». Sempre sul fronte dei vigili del fuoco, i sindacati sono stati categorici sostenendo che «siamo stati buttati fuori da casa nostra» poiché la palestra sarebbe ormai «occupata» dagli schermidor­i che non lascerebbe­ro «metri né macchinari liberi» (dimentican­do però che nella caserma c’è una seconda palestra). L’unica apertura di Vallefuoco è coincisa con una proposta: possono entrare per allenarsi soltanto i nazionali. Scontata la risposta: o tutti insieme o nessuno, non fosse altro per il rispetto dei valori del nobile sport, che a Milano ha una delle culle mondiali. Una Milano della scherma che in queste ore piange la morte dell’adorata Donna Mimì Castiglion­i, la vedova del campione Edoardo Mangiarott­i.

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Il derby I piccoli schermidor­i (a sinistra) nella palestra dei pompieri ( a destra) Le carte Qui sotto la sentenza con la quale il Tar ha accolto il ricorso presentato dagli schermidor­i bloccando lo sfratto dalla struttura di via Messina
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