Ultimatum, sfratti e battaglia legale Ora la palestra è un affare di Stato
Lo scontro sulla struttura dei pompieri usata dagli schermidori finisce in Tribunale
L’avvocato Girolamo Abbatescianni, presidente dell’associazione scherma Cariplo, per sua ripetuta ammissione era proprio l’ultimo che avrebbe voluto andare per vie legali e, ancor meno, trasformare questo piccolo caso in un affare di Stato. La palestra della caserma dei vigili del fuoco di via Messina, usata anche dagli schermidori (undici nazionali, fra i quali campioni olimpionici, e cinquanta piccoli atleti) da qualche settimana «rifiutati» dagli stessi vigili del fuoco, ha subìto una degenerazione che mai si pensava.
La documentazione sulla vicenda, letta dal Corriere, permette di ricostruire dalle origini i passaggi di questa degenerazione. Che rischia di produrre due pessime conseguenze: «danneggiare» uno dei Corpi più amati, umili e generosi d’Italia, ovvero i pompieri; e farci andare di mezzo i bimbi. Dal 2012, sulla base di un protocollo d’intesa, gli atleti e i piccoli, gestiti dall’associazione scherma Cariplo, potevano allenarsi nella struttura condivisa con i «proprietari», i vigili del fuoco. Quel protocollo, rinnovato annualmente all’inizio della stagione agonistica (tra settembre e ottobre) senza alcun problema dal precedente comandante milanese dei pompieri, prevedeva il pagamento di 12 mila euro attraverso interventi sulla palestra. Il rendiconto spiega le tipologie dei lavori: troviamo 5.800 euro spesi per il cancello dell’ingresso, 14 mila euro per la revisione degli impianti, 12.700 euro per il nuovo pavimento, 3.800 euro per il tetto...
Il nuovo comandante Gaetano Vallefuoco, insediatosi in primavera, appoggiato dai sindacati stavolta coesi e in totale assoluta sintonia — davvero una rarità — ha voluto interrompere il rapporto con gli schermidori. Arrivando all’ordine di sfratto e indicando in giorni quattro (sì, appena 4) il preavviso. Un lasso temporale esiguo, perfino «offensivo» perché non tiene conto della situazione. Intanto andrebbe eventualmente trovato un posto alternativo, una ricerca che non s’improvvisa anche se il Comune, assai presente, si sta adoperando per individuare spazi; dopodiché, e questo vale soprattutto per i bambini, l’«organizzazione famigliare» incentrata (anche) sugli allenamenti in via Messina, incontrerebbe difficoltà qualora ci fosse un «trasloco». Nulla è irrimediabile, per carità, la città non è una megalopoli con distanze siderali, ma non è escluso che potrebbero esserci defezioni e qualcuno decida di «togliere» i figli e chiedere la restituzione delle quote versate per l’iscrizione. Soldi, va da sé, determinanti per associazioni piccole che poggiano sulla buona volontà dei suoi vertici, i quali investono una quantità enorme di vita privata e denaro. Eppure Vallefuoco non ha esitato: sfratto doveva essere e sfratto è stato. Abbatescianni ha presentato ricorso e il Tar l’ha accolto sospendendo il provvedimento di «cacciata» fino all’otto novembre, mercoledì. Bisogna capire cosa succederà nelle prossime ore. Il ministro dello Sport Luca Lotti, dopo un’interrogazione di Valentina Vezzali, ha garantito il proprio impegno. In settimana il presidente della Federazione italiana scherma ha contattato Vallefuoco nella speranza di aprire uno spiraglio. Il medesimo comandante, cercato dal Corriere, ha scelto di non commentare in considerazione del suo «ruolo istituzionale». Sempre sul fronte dei vigili del fuoco, i sindacati sono stati categorici sostenendo che «siamo stati buttati fuori da casa nostra» poiché la palestra sarebbe ormai «occupata» dagli schermidori che non lascerebbero «metri né macchinari liberi» (dimenticando però che nella caserma c’è una seconda palestra). L’unica apertura di Vallefuoco è coincisa con una proposta: possono entrare per allenarsi soltanto i nazionali. Scontata la risposta: o tutti insieme o nessuno, non fosse altro per il rispetto dei valori del nobile sport, che a Milano ha una delle culle mondiali. Una Milano della scherma che in queste ore piange la morte dell’adorata Donna Mimì Castiglioni, la vedova del campione Edoardo Mangiarotti.