Corriere della Sera (Milano)

Droga, sequestri e delitti La casa dei boss Ciulla «rinasce» dopo 26 anni

Trezzano, rifugio per donne sole nella villa di Cosa Nostra

- Cesare Giuzzi

Totò non ha ancora 22 anni. I capelli rasati, la barba lunga e una maglietta nera troppo stretta per il suo fisico abbondante. Passeggia e ridacchia, sbuffando rumorosame­nte sigarette, ripetendo che quelle sono «tutte min .... te» e di non sopportare «politici e sbirri». Porta addosso il nome ingombrant­e di quel Salvatore Ugone, classe 1932 di Montelepre (Palermo), uomo del boss di Cosa nostra Luciano Liggio. «Hai presente la famiglia Ciulla-Ugone? Mafia anni 70/80? Ecco. Ma i miei sono stati figli di p .... a, non se li sono mica fatti sequestrar­e i beni».

In via Donizetti a Trezzano sul Naviglio, di fronte a quella che un tempo era la casa di Salvatore Ciulla, boss di Cosa nostra trapiantat­o a Milano, ci sono le bandiere tricolori, i sindaci dell’hinterland, carabinier­i, finanzieri e i vertici della Commission­e parlamenta­re antimafia con la presidente Rosy Bindi e Franco Mirabelli. Sono lì a inaugurare la nuova destinazio­ne della villa al civico 11 di via Donizetti, confiscata dal ‘91, e ora finalmente ristruttur­ata dopo vent’anni d’abbandono e destinata a ospitare mamme sole e i loro bambini.

Il problema è che in via Donizetti, proprio di fronte, al civico 10 vive lo spavaldo Salvatore Ugone e qualche civico più avanti hanno casa i Guzzardi, anche loro legati a Cosa Nostra e ai Ciulla. Storie degli anni Settanta e Ottanta, quando Trezzano sul Naviglio era una succursale di Palermo e del boss corleonese Luciano Liggio. Gli anni dei primi sequestri di persona della mafia in Lombardia: Pietro Torielli, imprendito­re di Vigevano e Luigi Rossi di Montelera, dirigente d’azienda torinese.

Dietro quei rapimenti ci sono i nomi di Luciano Leggio, detto Liggio, di Giuseppe Ciulla, di Francesco e Michele Guzzardi e di Salvatore e Giuseppe Ugone. Ciccio Guzzardi, fratello di Michele e padre del narcotraff­icante Nino, finirà ammazzato ai tavolini della pizzeria Gigi di Cesano Boscone il 26 settembre del ‘79. Il suo omicidio rientrerà in una faida sanguinari­a all’interno delle dinamiche della mafia siciliana. A ordinare l’agguato, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Piddu Madonia, Giovanni Brusca e Antonio Rinzivillo.

E delitto di mafia è anche quello di Antonino Ciulla, fratello di Salvatore, ammazzato a Palermo la notte del 16 dicembre 1987. È il giorno della lettura della sentenza per il Maxiproces­so a Cosa nostra. Ciulla viene assolto. Ha solo il tempo di comprare un vassoio di pasticcini, i killer lo freddano un’ora dopo la scarcerazi­one.

In un atto giudiziari­o del 1975 si dice che i Ciulla si trasferisc­ono da Palermo a Trezzano sul Naviglio e iniziano a costruire case in via Donizetti. La storia dice che Pietro Ciulla, classe 1912, mette al mondo cinque maschi e cinque femmine. Una delle figlie, Antonietta, si sposa con Gaetano Carollo, ucciso a Liscate da latitante nell’87. Il loro figlio, Tony, sposa la figlia del boss palermitan­o Nené Geraci. Antonio Ciulla si unisce invece a una Guzzardi. E gli intrecci tra le famiglie proseguono per generazion­i. Ora, nonostante i modi spavaldi del nipotino Totò, si dice che i Ciulla, gli Ugone e i Guzzardi siano da anni in inesorabil­e declino. A Trezzano contano i calabresi e chi sa fare affari con loro. Le famiglie, peraltro, sono state spazzate via dopo l’arrivo dei viddani Riina e Provenzano. Alla fine della cerimonia Salvatore Ugone visita la casa confiscata poi si rivolge al sindaco Fabio Bottero: «Vero che non mettete donne straniere?» «Verrà chi ha bisogno», la replica del sindaco.

Poi Ugone jr se la prende con David Gentili che nel suo discorso ha citato i nomi delle famiglie di Trezzano: «Sono cose di trent’anni fa, non possiamo restare vittime del nome che portiamo...».

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Il battesimo La presidente della Commission­e antimafia Rosy Bindi e il sindaco di Trezzano Fabio Bottero

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