Come si legge un’etichetta
Ecco i consigli utili da seguire per sapere davvero cosa si compra Attenti a zuccheri e succhi di frutta
Al Bicocca Village, Coop ha inaugurato il supermercato del futuro. Fra le novità c’è la possibilità di attivare, con il semplice movimento della mano, schermi che mostrano informazioni come ingredienti, origine delle materie prime e valori nutrizionali dei prodotti, le stesse che, in buona parte, si trovano sulle etichette, basta saperle leggere. L’immagine e il nome degli alimenti, grazie al lavoro degli esperti di marketing, catturano la nostra attenzione evocando genuinità, ricchezza nutrizionale e bontà, a volte inesistenti. Se però giriamo la confezione le cose si fanno più chiare. «Bisogna fare uno sforzo — dice Franca Braga, responsabile alimentazione e salute per Altroconsumo — e leggere sempre la lista degli ingredienti. È difficile e scritta in piccolo, ma lì c’è tutto. Solo in questo modo possiamo capire che cosa abbiamo in mano e confrontare i prodotti prima di fare un acquisto».
Prima regola da ricordare: gli ingredienti sono scritti in ordine di quantità, dal più abbondante al più scarso. Inoltre per quelli che si trovano nel nome deve essere specificata la percentuale, per esempio la percentuale di frutti rossi nei «Biscotti con frutti rossi». E qui cominciano le sorprese: i «succhi» di arancia rossa, o quelli arancia-carota-limone, per esempio, spesso contengono meno del 30 per cento di frutta. Succhi fra virgolette, questo nome infatti non si trova sulla confezione, perché per legge è riservato alle bevande che sono al cento per cento succo ricavato dalla frutta. E non — come in questo caso — succo allungato con acqua, zucchero e, in alcuni casi, aromi e antiossidanti. In modo simile, i taralli «all’olio extravergine d’oliva» contengono olio evo ma difficilmente sono preparati usando solo questa tipologia di grasso. Di solito ne troviamo anche altri e magari anche in quantità maggiore di quello più pregiato, vantato sulla confezione.
Lo zucchero — oltre che come saccarosio — può essere aggiunto come glucosio, fruttosio, sciroppo di glucosiofruttosio, destrosio, maltodestrine e se leggiamo questi nomi fra gli ingredienti sempre di zucchero si tratta. Anche i dolcificanti «naturali» come succo di mela concentrato, miele, sciroppo d’acero, sono solo apparentemente più sani perché comunque si tratta di zuccheri semplici.
Leggendo l’elenco degli ingredienti scopriamo che lo zucchero non è presente soltanto nei dolci ma si può trovare nel prosciutto cotto, nella pizza surgelata e nelle salse, mentre il sale si trova anche nei biscotti e nei cereali da colazione. «Per quanto riguarda gli additivi — spiega ancora Braga — meno sono meglio è. Alcuni sono necessari, per esempio certi alimenti richiedono l’uso di conservanti; ma di altri, come i coloranti, che hanno solo funzione “estetica”, si potrebbe fare a meno».
Attenzione poi alle frasi che dichiarano i pregi nutrizionali, per esempio le parole «light», oppure «senza zuccheri aggiunti» o, ancora, «senza lattosio». L’uso di queste frasi è regolato dalla legge, ma ciò non significa che chi voglia ridurre le calorie possa consumare liberamente un alimento perché «senza zuccheri aggiunti» oppure «light». Un succo di mela al 100 per cento frutta contiene «naturalmente» una buona quantità di zuccheri e per verificarlo basta leggere la tabella nutrizionale riportata sulla confezione.
La tabella deve riportare il valore energetico e il contenuto di grassi (con la specificazione dei saturi), carboidrati, zuccheri semplici, proteine e sale, riferiti a cento grammi. A volte sono segnate anche le informazioni relative a una porzione, ma questo è utile solo se la porzione è realistica. Per le patatine, ad esempio, si considera di solito una porzione da 25 grammi, però non sono molte le persone che, con un sacchetto a disposizione, si limitano a questa quantità.
E veniamo alla scadenza: la scritta «da consumare entro», riservata agli alimenti deperibili, in generale va rispettata. Con i cibi più delicati, come mozzarella, robiola, uova da usare crude e salmone affumicato, è meglio anticipare di qualche giorno. Il latte fresco invece, se conservato chiuso, si può consumare anche un paio di giorni dopo la scadenza, e con lo yogurt possiamo andare avanti anche di ottodieci giorni, sempre che non sia mai stata interrotta la catena del freddo e che l’odore e l’aspetto risultino regolari. È diversa l’indicazione «da consumare preferibilmente entro», posta su alimenti come le verdure in scatola e la pasta secca: andare oltre questo limite non comporta rischi per la salute ma tuttalpiù la perdita di parte delle caratteristiche organolettiche.
Con un po’ di attenzione — e un paio di occhiali — solo leggendo le etichette possiamo capire cosa mangiamo.
Gli esperti Bisogna fare uno sforzo e leggere sempre la lista degli ingredienti riportata È difficile e scritta in piccolo, ma c’è tutto: solo così si possono confrontare i prodotti