Il senso di Diotti per il classicismo
Una mostra a Casalmaggiore ripercorre l’arte di un protagonista dell’800 lombardo
Favoriti bruni, fisionomia benevola, naso importante. Appare così nei ritratti Giuseppe Diotti, maestro un po’ dimenticato del tardo Neoclassicismo. Nato a Casalmaggiore nel 1779, umili origini, di formazione emiliana, nel 1805 vince un premio bandito da Brera: quattro anni di studio a Roma, tra culto dell’antichità e amore per Raffaello, sostenuto dal segretario braidense Giuseppe Bossi e da Canova. È nella capitale che conferma il gusto per un Neoclassicismo equilibrato e rigoroso, più disegno che colore, linea quasi purista: quando torna a Milano nel 1809 incontra dunque le simpatie di Andrea Appiani, che lo segnala all’Accademia Carrara di Bergamo fondata da poco. È la svolta: prima docente e poi direttore, Diotti diventa l’anima dell’istituto per trent’anni, formandovi un vivaio di talenti. E in parallelo si afferma tra Bergamo e Cremona come frescante di dimore nobili e pittore di pale d’altare. Nel 1840 si ritira a Casalmaggiore: ha fatto restaurare in forme classicheggianti un palazzetto dove abita, lavora e riunisce una bella collezione d’arte che gode solo per 6 anni: scomparso nel 1846, gli eredi disperderanno il patrimonio.
Ma tutto torna. Grazie alla rete tra Comune, Provincia, Regione e Fondazione Cariplo, nel 2007 il palazzo riapre come museo civico e casa-museo: da una parte pittura italiana tra XIX e XX secolo, dall’altra l’atelier e le opere di Diotti. Ora ospita anche una mostra di ricerca, la prima dedicata all’artista, dal titolo «Giuseppe Diotti. Un protagonista dell’800 lombardo», a cura di Valter Rosa: aperta fino al 28 gennaio, raccoglie un centinaio di dipinti, disegni e incisioni, con pezzi inediti o felicemente ritrovati (via Formis 17, mar.-ven. ore 14.30-18.30, sab.-dom. ore 1012.30 e 14.30-19, 3/2,50, www.museodiotti.it). Si riscopre così un autore che, pur coerente nella forma ai principi classicisti, all’epoca rivaleggia con il più giovane Hayez lasciandosi tentare da soggetti storici e letterari medievali: Diotti incarna, probabilmente senza saperlo, il dibattito classico-romantico che infuocava i salotti milanesi alla vigilia del Risorgimento. Nel foyer del Teatro della Luna, la compagnia La casa delle storie mette in scena «Il lupo e i sette capretti» spettacolo interattivo per bambini e adulti. Sergio Sylvestre in veste di scrittore, presenta il suo libro «Big Boy. Se non fosse stato per la musica» (Rizzoli) al Mondadori megastore.