Bruno Maderna Note per il Satyricon
«Come restituire oggi, lontani dai trasgressivi anni 70, gli umori vitali e la malinconia che informano l’opera di Bruno Maderna, a sua volta derivata da un grande classico della letteratura come il Satyricon di Petronio?» La regista Sonia Grandis è partita da questa domanda per allestire il Satyricon, opera buffa scritta dal compositore veneziano nel 1973, poco prima della sua morte; Sandro Gorli, che di Maderna fu amico, la dirige oggi al Conservatorio per Milano Musica (via Conservatorio 12, ore 18, € 10) unendo in un unico complesso gli studenti dei Conservatori di Milano e Parigi. Un allestimento dove le scene di Lidia Bagnoli richiamano la monumentalità romana «con il tipico motivo dell’arco ripetuto come nei colombari o negli acquedotti», dove si accumulano «corpi, pulsioni sfrenate, emozioni che oscillano tra eros e thanatos, il rosso sangue dei costumi e il luttuoso bianco della scena», dettaglia Grandis; ma seppure «la satira della decadenza della Roma imperiale sia ancora oggi denuncia della perenne decadenza di ogni società avanzata ed opulenta, in Maderna assume piuttosto il senso della ricerca di un mondo perduto, un viaggio tra differenti nutrimenti musicali», come testimonia la compresenza dell’aleatorietà e delle citazioni da Bizet, Gluck, Mozart, Offenbach, Strauss, Stravinskij, Verdi, Wagner e Weill.