LE POLVERI SOTTO IL TAPPETO
Ci sono tante buone ragioni per essere delusi di come da anni è affrontato il tema dell’inquinamento dell’aria. Prima di tutto l’attenzione dei media che ne parlano seguendo l’andamento dei picchi delle polveri sottili: più sono gli sforamenti e più spazio si dedica. Piove? Allora cala il silenzio. Se questo è in parte comprensibile per le necessità della cronaca, lo è molto meno l’attenzione un po’ svagata con la quale i milanesi seguono il problema. E poi c’è sempre qualcuno che, neo nominatosi esperto, sale sul carro dell’argomento del giorno per dispensare consigli buoni per ogni occasione. Eppure basta arrivare in aereo in città per vedere materializzarsi la cappa di smog che soffoca e ammala Milano, mentre sono ormai così tanti i cittadini che tossiscono che la tosse sembra sia diventata la nuova cifra caratteristica della città, insieme al Duomo. E se noi rimuoviamo volentieri l’odioso problema dalle difficili soluzioni, in buona compagnia del disinteresse della politica, molto meno lo fanno gli stranieri che devono scegliere se venire qui a lavorare con le loro famiglie. Il sindaco ha avuto il merito di riportare al centro dell’attenzione il tema inquadrandolo in una prospettiva più ampia, non è cosa da poco visto che di solito la strategia vincente è quella di nascondere la polvere (in questo caso le polveri sottili) sotto il tappeto: meno se ne parla, meglio è. E poi c’è la grande fatica delle associazioni ambientaliste il cui lavoro di sensibilizzazione non riesce a fare breccia, in un Paese da sempre poco attento all’ambiente.