Niente lista d’attesa: il test sulla dislessia si fa in classe
Alle elementari «Dolci» e «King» esame gratuito a tappeto. «Aiuterà a chiedere sostegni»
Screening sistematico (e gratuito) a scuola, per individuare i bambini che hanno disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Lo introdurrà l’istituto comprensivo Cadorna nelle sue primarie Dolci e King. «Il Collegio docenti ha appena approvato il progetto, lavoriamo per farlo partire nell’anno scolastico 2018/2019, se non prima. E presenteremo la novità durante l’Open day», spiega il preside Massimo Barrella. Un esperimento era stato avviato l’anno scorso alla media Ricci, stesso istituto: «Qui il 5 per cento circa degli studenti ha l’attestato di diagnosi o ne ha fatto richiesta — racconta la docente responsabile Manuela Filippi —. Tra gli altri, su una quindicina di studenti sottoposti allo screening, tre o quattro sono risultati semplicemente deficitari e uno soltanto sospetto Dsa». Lo screening serve insomma a individuare chi ha davvero bisogno di intraprendere la trafila per Il progetto al via dall’anno prossimo. Le insegnanti saranno affiancate da esperti ottenere la certificazione (uno dei disturbi più diffusi è la dislessia). «Nei centri pubblici le liste d’attesa sono lunghissime, fino a due anni — conferma Marisa Giorgetti dell’Università Cattolica —. Oggi ci sono molte équipe che lavorano con centri convenzionati o privati ma i costi per molte famiglie restano alti», dai 300 ai 600 euro. Questo spiega forse perché alle primarie Dolci e King i disturbi acclarati e diagnosticati sono molto più rari. Alla Dolci, in particolare, l’utenza è fortemente mista, gli stranieri che arrivano al 75 per cento. Alla partenza del progetto, il lavoro sarà organizzato così: «Un team di tre persone — neuropsichiatra, logopedista e neuropsicomotricista — formerà le insegnanti e consegnerà loro i test con cui gli studenti saranno esaminati. Le insegnanti faranno svolgere ai bambini delle loro classi i questionari che implicano, ad esempio, analisi di tipo cognitivo e motorio. Agli esperti, infine, il compito di leggere i dati e riportare alle famiglie l’esito, insieme alle maestre», spiega Paola Chiesa, dell’équipe. Alle due primarie lo screening verrà eseguito, con il consenso dei genitori, a tappeto. «Ma saranno naturalmente esclusi dal test gli stranieri arrivati da poco in Italia, che hanno difficoltà linguistiche. Con loro sarebbe impossibile isolare un disturbo specifico dell’apprendimento», continua la neuropsicomotricista. «Lo screening non sostituisce la diagnosi. Ma è uno strumento in mano alle maestre per superare difficoltà scolastiche che, se non compensate, alle famiglie sembrano ingestibili — conclude una mamma della commissione promotrice, Tatiana Ascione —. Crediamo sia un fondamentale tassello che aiuta nell’inclusione di tutti».
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