LO STADIO CHE SERVE A MILANO
C’è qualcosa che contraddice l’istinto progettuale e dinamico di Milano nella storia infinita che coinvolge il Comune, Milan e Inter sugli stadi e la mappa degli impianti per il calcio. Un derby triangolare che può cambiare l’orizzonte sportivo della città e portare, di pari passo, alla creazione di una nuova nervatura urbana. I punti sono tre: 1) il futuro di San Siro, per cui è già pronto un piano di ammodernamento da 250 milioni e a cui nessuno vuole rinunciare, anche pensando alla complessiva vetrina di vittorie che Milan e Inter possono garantire; 2) il centro tecnico nerazzurro in piazza d’Armi per il quale c’è già il via libera di Palazzo Marino: 30 ettari dismessi negli anni Ottanta, 20 campi, una residenza, palestre, un centro medico specializzato; e 3) lo stadio che il Milan si è posto da tempo come obiettivo: l’idea fu lanciata dall’allora amministratore delegato Barbara Berlusconi sul modello Juventus, e la location scelta era il Portello, resistenze e inceppi legali fecero naufragare il proposito, ripreso poi con diverse modalità dall’entrante proprietà cinese, sede possibile Rogoredo. Mentre dunque Milano ripensa se stessa, individua centri alternativi, nuove piazze, agorà e officine urbane per cucinare idee e delineare prospettive, mentre si trova a fare i conti con cifre da record sul piano del turismo, le rotte divergenti di Milan e Inter rischiano di disperdere energie e di creare un peso morto nell’operazione di rinnovamento.
Il calcio di Milano è una voce importante della movida creativa: con i suoi trofei, le sue imprese, i suoi personaggi, la sua forza rappresentativa. Un simbolo riconosciuto di attrattività. Il teorema corrente è: nuovo stadio, uguale nuovi successi. Ma ci possono essere anche soluzioni intermedie. La discussione si protrae da troppo tempo. Bisogna far presto, dice il sindaco Sala, «perché Milano ha bisogno di sport» e perché i progetti devono correre. E tuttavia il nodo tarda a sciogliersi, la crepa si allarga. È fuori di dubbio che il rinascimento degli stadi, comunque avvenga, accompagnerà anche la rinascita delle due squadre. Per questo, un accordo che premiasse società e tifosi, ma soprattutto che avesse riflessi positivi per la città e la sua quota di vivibilità sarebbe la premessa ideale per un rilancio non solo sportivo. Foss’anche semplicemente attraverso la valorizzazione di San Siro. Nel segno di una coesistenza cordiale a lunga scadenza tra Inter e Milan, e anche se a tutto questo si dovesse arrivare attraverso un reciproco adattamento.