La tangenziale divide Cremona da novant’anni
Se ne parla addirittura nelle pagine del Piano regolatore del 1930. Eppure la Strada sud, la tangenzialina (3,5 chilometri) che dovrebbe decongestionare il traffico nella zona meridionale di Cremona, mantiene il potere di riscaldare gli animi e dividere la città. Dopo un periodo di silenzio, il progetto è tornato d’attualità perché il sindaco Gianluca Galimberti e la giunta di centrosinistra vogliono affossare definitivamente l’ipotesi cancellandola dal nuovo Pgt. Uno dei motivi alla base dell’addio sono i costi: 14,9 milioni di euro. La pensano così anche il comitato del no e il suo portavoce Simone Verdi: «È un’idea inutile e dispendiosa, pensare di realizzarla sarebbe anacronistico». Gli ambientalisti sbandierano uno studio, rimasto sinora riservato, di Centro padane, la società che gestisce l’autostrada A21, in cui si esprimono dubbi sui benefici della proposta. In sua difesa si è invece costituito il comitato del sì, che in un giorno ha raccolto 773 firme per far partire la macchina del referendum consultivo. «La gente ci ha premiato per il grande lavoro svolto», esulta la presidente del comitato di quartiere, Maria Cristina Arata. Il quesito dovrà essere sottoposto ai garanti del Comune, chiamato da regolamento a decidere se è ammissibile. In caso di risposta positiva, serviranno 2.800 firme per indire il referendum. Ma si presenta un problema: l’organismo composto da tecnici non c’è. Dal Comune prendono tempo mentre i fan della Strada sud temono nomine pilotate.