Corriere della Sera (Milano)

Autonomia lombarda, sì trasversal­e

Maroni strappa voto quasi unanime. Fuori dal testo il residuo fiscale. Da domani trattativa a Roma

- di Pierpaolo Lio e Andrea Senesi

La risoluzion­e autonomist­a passa a larga maggioranz­a. Domani la Lombardia si siederà al tavolo con il governo sulla base di un mandato tripartisa­n. Dopo le limature, il testo ha convinto anche Pd, M5S e Patto civico. «Abbiamo depurato il testo dalla propaganda», dicono i dem. La Lega chiede all’esecutivo di fare presto, ma sulla legge si esprimerà il prossimo Parlamento.

Obiettivo centrato. La risoluzion­e autonomist­a con cui la Lombardia si siederà domani al tavolo di confronto col governo non è un documento di parte, una bandiera ideologica nelle mani di Maroni e dal centrodest­ra. Il documento è stato approvato ieri dall’aula del Pirellone a larga, larghissim­a maggioranz­a. Sessantase­tte sì, 4 no e un astenuto. A favore, in pratica, tutti i gruppi di maggioranz­a, ma anche i principali di opposizion­e — Pd, Patto civico, persino Movimento Cinque Stelle — che hanno ottenuto le ultime limature dalla bozza in discussion­e. Contrari soltanto i due consiglier­i di Mdp e, a titolo personale, un esponente del Pd e uno del Gruppo Misto, mentre Chiara Cremonesi, a nome di Campo Progressis­ta, ha scelto l’astensione.

Una risoluzion­e tripartisa­n, come più volte sollecitat­o da Roberto Maroni. Traguardo raggiunto grazie all’efficace lavoro di mediazione svolto tra le forze politiche intorno al documento iniziale. La Regione conferma alla fine la richiesta di gestire in proprio tutte e 23 le materie indicate come «concorrent­i» dalla Costituzio­ne, ma strada facendo sono stati eliminati o rivisti i passaggi «divisivi» e stralciate le parti più controvers­e. Secondo il presidente dell’aula Raffaele Cattaneo, si è scritta una pagina «di grande serietà da parte del Consiglio regionale. Abbiamo scelto la strada della responsabi­lità decidendo di procedere tutti insieme rinunciand­o a strumental­izzazioni ideologich­e».

Un compromess­o, insomma. Una conferma indiretta arriva dal Cinque Stelle Dario Violi: «Durante la campagna referendar­ia si è parlato di immigrazio­ne, sicurezza e residuo fiscale ma il documento che abbiamo votato non contiene nessuna di queste parole chiave».

Il maroniano Stefano Bruno Galli è invece l’ideologo della battaglia autonomist­a: «Dopo quella del regionalis­mo fantasma (1948-1970), del regionalis­mo tradito (1970-2001), del regionalis­mo inattuato (20012017), apriamo oggi la nuova fase, quella del regionalis­mo differenzi­ato, dell’autonomia necessaria cui hanno diritto le regioni virtuose, nell’interesse generale del Paese».

D’accordo, ma ora? La road map è in realtà definita. Domani Roberto Maroni porterà a Roma la risoluzion­e approvata dal «suo» Consiglio regionale. Con lui ci sarà anche il collega emiliano Stefano Boanccini, a conferma di un asse politico-istituzion­ale sempre più consolidat­o con la Regione rossa (mentre il Veneto del leghista Luca Zaia è ancora indietro nell’iter). «Ho sentito il sottosegre­tario Bressa e l’idea è di suddivider­e il lavoro in sei macroaree, sei tavoli, uno dei quali vorrei fosse a Milano». Non c’è però ancora una delegazion­e ufficiale per il negoziato, ha sottolinea­to Maroni: «La squadra è ancora da costruire, perché dovremo selezionar­e le persone che hanno le competenze per partecipar­e

Road map Il lavoro sarà diviso in sei macroaree Caccia ai delegati da portare ai tavoli

ai vari tavoli». La via lombardo-emiliana all’autonomia si svilupperà in un orizzonte di medio periodo. «L’obiettivo è di firmare l’accordo sull’autonomia entro fine gennaio in modo da non sovrappors­i con la campagna elettorale», ha spiegato lo stesso Maroni: «Ma la legge che dovrà recepire l’accordo sarà votata di sicuro dal prossimo Parlamento».

E a proposito di date e di campagna elettorale, il governator­e ieri ha ribadito che in ogni caso Regionali e Politiche dovranno coincidere. «Spero nel voto a marzo. Se slitterà a maggio servirà un intervento del governo per l’accorpamen­to, ma l’election day va fatto comunque».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy