Autonomia lombarda, sì trasversale
Maroni strappa voto quasi unanime. Fuori dal testo il residuo fiscale. Da domani trattativa a Roma
La risoluzione autonomista passa a larga maggioranza. Domani la Lombardia si siederà al tavolo con il governo sulla base di un mandato tripartisan. Dopo le limature, il testo ha convinto anche Pd, M5S e Patto civico. «Abbiamo depurato il testo dalla propaganda», dicono i dem. La Lega chiede all’esecutivo di fare presto, ma sulla legge si esprimerà il prossimo Parlamento.
Obiettivo centrato. La risoluzione autonomista con cui la Lombardia si siederà domani al tavolo di confronto col governo non è un documento di parte, una bandiera ideologica nelle mani di Maroni e dal centrodestra. Il documento è stato approvato ieri dall’aula del Pirellone a larga, larghissima maggioranza. Sessantasette sì, 4 no e un astenuto. A favore, in pratica, tutti i gruppi di maggioranza, ma anche i principali di opposizione — Pd, Patto civico, persino Movimento Cinque Stelle — che hanno ottenuto le ultime limature dalla bozza in discussione. Contrari soltanto i due consiglieri di Mdp e, a titolo personale, un esponente del Pd e uno del Gruppo Misto, mentre Chiara Cremonesi, a nome di Campo Progressista, ha scelto l’astensione.
Una risoluzione tripartisan, come più volte sollecitato da Roberto Maroni. Traguardo raggiunto grazie all’efficace lavoro di mediazione svolto tra le forze politiche intorno al documento iniziale. La Regione conferma alla fine la richiesta di gestire in proprio tutte e 23 le materie indicate come «concorrenti» dalla Costituzione, ma strada facendo sono stati eliminati o rivisti i passaggi «divisivi» e stralciate le parti più controverse. Secondo il presidente dell’aula Raffaele Cattaneo, si è scritta una pagina «di grande serietà da parte del Consiglio regionale. Abbiamo scelto la strada della responsabilità decidendo di procedere tutti insieme rinunciando a strumentalizzazioni ideologiche».
Un compromesso, insomma. Una conferma indiretta arriva dal Cinque Stelle Dario Violi: «Durante la campagna referendaria si è parlato di immigrazione, sicurezza e residuo fiscale ma il documento che abbiamo votato non contiene nessuna di queste parole chiave».
Il maroniano Stefano Bruno Galli è invece l’ideologo della battaglia autonomista: «Dopo quella del regionalismo fantasma (1948-1970), del regionalismo tradito (1970-2001), del regionalismo inattuato (20012017), apriamo oggi la nuova fase, quella del regionalismo differenziato, dell’autonomia necessaria cui hanno diritto le regioni virtuose, nell’interesse generale del Paese».
D’accordo, ma ora? La road map è in realtà definita. Domani Roberto Maroni porterà a Roma la risoluzione approvata dal «suo» Consiglio regionale. Con lui ci sarà anche il collega emiliano Stefano Boanccini, a conferma di un asse politico-istituzionale sempre più consolidato con la Regione rossa (mentre il Veneto del leghista Luca Zaia è ancora indietro nell’iter). «Ho sentito il sottosegretario Bressa e l’idea è di suddividere il lavoro in sei macroaree, sei tavoli, uno dei quali vorrei fosse a Milano». Non c’è però ancora una delegazione ufficiale per il negoziato, ha sottolineato Maroni: «La squadra è ancora da costruire, perché dovremo selezionare le persone che hanno le competenze per partecipare
Road map Il lavoro sarà diviso in sei macroaree Caccia ai delegati da portare ai tavoli
ai vari tavoli». La via lombardo-emiliana all’autonomia si svilupperà in un orizzonte di medio periodo. «L’obiettivo è di firmare l’accordo sull’autonomia entro fine gennaio in modo da non sovrapporsi con la campagna elettorale», ha spiegato lo stesso Maroni: «Ma la legge che dovrà recepire l’accordo sarà votata di sicuro dal prossimo Parlamento».
E a proposito di date e di campagna elettorale, il governatore ieri ha ribadito che in ogni caso Regionali e Politiche dovranno coincidere. «Spero nel voto a marzo. Se slitterà a maggio servirà un intervento del governo per l’accorpamento, ma l’election day va fatto comunque».