PROVE DI BUONA POLITICA
Per Roberto Maroni, una buona giornata. Alla fine, la risoluzione con cui domani si presenterà a Roma per la trattativa sulle «condizioni particolari di autonomia» è stata approvata da tutti tranne che da Mdp, astenuto il Campo Progressista. Forse non l’unanimità che il governatore si era augurato, ma qualcosa che ci si avvicina molto. Anzi, con gli occhiali del centrodestra, anche meglio: i voti contrari sono serviti soprattutto a rimarcare le divisioni a sinistra. La risoluzione è un esempio della politica come vorremmo pensarla: confronto tra punti di vista diversi che alla fine si traduce in scelte condivise. Qualcosa che oggidì non è merce corrente. Certo, il fatto che Maroni si troverà al tavolo della trattativa con il presidente dell’Emilia Bonaccini, un dubbio può farlo sorgere: non era meglio risparmiare qualche decina di milioni e rivolgersi al governo senza referendum, così come ha fatto il collega bolognese? Qui, il presidente lombardo ha gioco facile nel ribadire il «formidabile mandato» del corpo elettorale. E poi, da nessuna parte nel documento si ritrovano le parole «residuo fiscale», il saldo tra entrate e uscite della Regione rispetto allo Stato. La sua riduzione è stato uno degli argomenti «sexy» della campagna elettorale, e pazienza se in molti avevano avvertito che di residuo fiscale non si può parlare. E allora, forse, la buona politica sarebbe stata ancora migliore se non fossero stati usati argomenti fuorvianti: perché il problema della fiducia dei cittadini nella politica non è superato.