Corriere della Sera (Milano)

PROVE DI BUONA POLITICA

- Di Marco Cremonesi

Per Roberto Maroni, una buona giornata. Alla fine, la risoluzion­e con cui domani si presenterà a Roma per la trattativa sulle «condizioni particolar­i di autonomia» è stata approvata da tutti tranne che da Mdp, astenuto il Campo Progressis­ta. Forse non l’unanimità che il governator­e si era augurato, ma qualcosa che ci si avvicina molto. Anzi, con gli occhiali del centrodest­ra, anche meglio: i voti contrari sono serviti soprattutt­o a rimarcare le divisioni a sinistra. La risoluzion­e è un esempio della politica come vorremmo pensarla: confronto tra punti di vista diversi che alla fine si traduce in scelte condivise. Qualcosa che oggidì non è merce corrente. Certo, il fatto che Maroni si troverà al tavolo della trattativa con il presidente dell’Emilia Bonaccini, un dubbio può farlo sorgere: non era meglio risparmiar­e qualche decina di milioni e rivolgersi al governo senza referendum, così come ha fatto il collega bolognese? Qui, il presidente lombardo ha gioco facile nel ribadire il «formidabil­e mandato» del corpo elettorale. E poi, da nessuna parte nel documento si ritrovano le parole «residuo fiscale», il saldo tra entrate e uscite della Regione rispetto allo Stato. La sua riduzione è stato uno degli argomenti «sexy» della campagna elettorale, e pazienza se in molti avevano avvertito che di residuo fiscale non si può parlare. E allora, forse, la buona politica sarebbe stata ancora migliore se non fossero stati usati argomenti fuorvianti: perché il problema della fiducia dei cittadini nella politica non è superato.

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