«Mantovani intascava soldi con le onlus»
Peculato e 1,3 milioni di beni sequestrati
Come nel gioco delle tre carte, a vincere era sempre Mario Mantovani il quale, anche quando era assessore regionale alla Sanità tra il 2013 e il 2015, si sarebbe appropriato di 1,3 milioni di euro destinati dal Pirellone all’assistenza di anziani e disabili con un trucco che ha la sostanza del peculato. È la nuova accusa formulata dalla Procura di Milano che ha sequestrato a lui e altri nove indagati beni e immobili per un valore equivalente. Per il consigliere regionale ed ex senatore finito nella bufera si tratterebbe però di «accanimento» e di un «ennesimo attacco giudiziario » che « mi colpisce nell’ambito di un’interminabile indagine che dura da oltre 6 anni».
Come nel gioco delle tre carte, a vincere era sempre Mario Mantovani il quale, anche quando era assessore regionale alla Sanità tra il 2013 e il 2015, si sarebbe appropriato di 1,3 milioni di euro destinati dal Pirellone all’assistenza di anziani e disabili con un trucco che ha la sostanza del peculato, secondo la Procura di Milano che ha sequestrato a lui e altri 9 indagati beni e immobili per un valore equivalente.
Le onlus non possono dividere utili tra i soci, devono reinvestirli per beneficiare delle agevolazioni fiscali. Così è anche per la Fondazione Mantovani e il gruppo Soliditas che gestiscono in Lombardia residenze assistenziali pagando stipendi e compensi anche alla famiglia Mantovani, cui fanno riferimento. Tra il 2004 e il 2016, hanno incassato dal Servizio sanitario nazionale più di 124 milioni di euro. Nel gioco, secondo i militari del Nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di finanza compare la Spem. È una società immobiliare che lo stesso Mantovani ha riconosciuto come sua quando è stato interrogato dal pm Giovanni Polizzi dopo l’arresto nel 2015 nell’inchiesta per corruzione, concussione e turbativa d’asta che lo accusava anche di aver fatto avere appalti all’architetto Gianluca Parotti il quale, in cambio, restaurava gratuitamente villa Clerici Rovellasca di Cuggiono di proprietà della Spem.
Mentre va avanti il processo, la Gdf ha accertato che quel complesso settecentesco in rovina era sede della Fondazione Mantovani e del gruppo Soliditas che tra il 2008 e il 2017 hanno pagato alla Spem per affitti quasi un milione e 181 mila euro. Altri 133 mila la Soliditas li ha versati alla moglie di Mantovani, Marinella Restelli (indagata, come monsignor Angelo Salvini, presidente della Fondazione Mantovani) per l’affitto di un appartamento in via Veniero 13 a Milano che, annota il gip Teresa De Pascale che ha ordinato i sequestri, si è rivelata solo «una normale abitazione», non un ufficio. La Spem avrebbe investito gli incassi per arricchire il suo patrimonio (quindi Mantovani) e per avviare il restauro di villa Clerici.
Un «ennesimo indice dell’opportunismo politico» dell’ex senatore di FI e della sua attitudine «a trarre vantaggi personali a discapito della Pubblica amministrazione», scrive il gip, è confermato da un episodio che lo vide protagonista dopo il terremoto del 2012. Allora annunciò che 150 ragazzi provenienti dall’Oltrepò pavese sarebbero stati ospitati gratuitamente nelle colonie delle sue fondazioni. Invece, i costi furono coperti da un contributo di 15 mila euro versato dalle Ferrovie Nord Milano e da una quota di 10 euro ad ospite versata dai genitori e da
sponsor pubblici o privati, si legge negli atti.
Si tratta di «legittime scelte imprenditoriali sempre suffragate da pareri di esperti professionisti in materia societaria e fiscale » protesta Mantovani che parla di «accanimento» e di «ennesimo attacco giudiziario» che «mi colpisce nell’ambito di un’interminabile indagine che dura da oltre 6 anni».