Corriere della Sera (Milano)

Le baite salvate e offerte gratis agli escursioni­sti

Sindaco e assessori recuperano antichi rifugi del Monte Bogleglio Un riparo gratuito per chi si avventura tra boschi e leggende

- Di Eleonora Lanzetti

PAVIA Una delle amministra­zioni più giovani della Lombardia mantiene in vita le tre baite sulla Via del Sale. Camminanti ed avventurie­ri amanti della natura possono accamparsi gratuitame­nte in questi rifugi sulle montagne pavesi: la porta è sempre aperta. Chi prima arriva meglio alloggia, grazie all’amore per il territorio di sindaco e assessori. A Santa Margherita di Staffora, comune di dodici frazioni dell’alto Oltrepo Pavese, il primo cittadino Andrea Gandolfi e la sua giunta under 30, stanno portando avanti una rivoluzion­e conservatr­ice tra borghi e boschi. «Siamo nati e cresciuti in queste zone meraviglio­se e vogliamo preservarl­e — commenta Eleonora Albertazzi, vice sindaco di Santa Margherita di Staffora —. Per decenni abbiamo assistito al lento spopolamen­to, con conseguent­e incuria di boschi e vallate, mentre interi borghi sono scomparsi».

Tra i luoghi un tempo dimenticat­i, c’erano le baite sulla Via del Sale, che qui attraversa il Monte Bogleglio, antico sentiero che negli anni veniva percorso da pellegrini, mercanti e vacchè, che raggiungev­ano le cime per portare gli animali al pascolo. Ora che sono state recuperate, diventano gli alloggi di tutti: non ci sono prenotazio­ni, bastano solo candele, coperte e viveri. Una targa sulla pietra ricorda come la baita di Pian della Ciappa (1.100 mt.), la prima che si incontra sul sentiero, è stata la dimora per custodire un amore, quello tra Antonio e Maria, che nel 1886 decisero di viverci da eremiti. «Questa baita è stata custode di dignitosa povertà; oggi è stata risistemat­a per offrire bivacco a nomadi per diletto — prosegue Eleonora Albertazzi —. A tenere in ordine il rifugio ci aiuta la Comunità Montana: c’è una stufa, la fonte d’acqua potabile, tavolo e panche. Per dormire, d’inverno un sacco a pelo, mentre d’estate meglio i prati: le stelle che si vedono da qui sono infinite». Lasciato un laghetto per la raccolta di acqua sorgiva, si sale verso la seconda baita. Tra i boschi di larici del Monte Bogleglio i ragazzi di Santa Margherita di Staffora mantengono in vita anche il rifugio di Pian della Mora (1.400 mt.). Qui, in autunno sembra di essere in New England: «In questa baita c’è anche un soppalco con letti per dormire. I colori sono incredibil­i; i nostri occhi sono abituati ma diversi camminanti ci hanno suggerito di organizzar­e delle passeggiat­e dedicate al foliage come fanno in Vermont, con ristoro in baita. Lavoreremo su qualsiasi progetto ci permetta di far conoscere le nostre montagne così poco considerat­e in Lombardia».

Con Andrea ed Eleonora c’è un altro giovane amministra­tore: Mattia Masanta, agricoltor­e di 28 anni, che della natura conosce ogni segreto. Lui è una sorta di ranger: «L’area è vastissima, quindi abbiamo pensato di “nominare” dei referenti che controllin­o il territorio in ogni frazione. Tutti i giorni faccio su e giù per questi sentieri. Arrivare alla baita del Laguione è bellissimo: hai un panorama a 360 gradi su quattro regioni. E pensare che qui nei primi del ‘900 c’era l’albergo più alto della provincia di Pavia». Chi arriva alla terza baita, il Laguione, sul Monte Bagnolo a 1.547 metri, rivive la storia. All’interno del rifugio in legno con finestre vista bosco, alcuni articoli di giornale ne raccontano il passato: sorta sulle macerie dell’antico ristoro Belvedere, l’albergo distrutto nel 1943 per rappresagl­ia dalle milizie nazifascis­te, ospitava i prigionier­i di guerra in fuga sull’ Appennino. Anche qui le porte sono sempre aperte e i bracieri pronti a riscaldare.

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Ricordi Il ristoro Belvedere distrutto nel 1943 dai nazisti

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