UNA STRADA PER MIO PADRE ERA IL COMMISSARIO NARDONE
Gentile Schiavi, mio padre, Mario Nardone, è stato, penso,il poliziotto italiano più famoso del dopoguerra. Risolse molti dei casi di «nera» più ricordati, da quello di Caterina Fort,a quelli della Banda di via Osoppo e della Banda del Lunedì,tanto per citare i più famosi. Già partigiano delle 4 giornate di Napoli durante la Seconda guerra mondiale, fu l’ideatore della mitica Squadra Mobile e del celebre numero telefonico 777, che era assolutamente pretecnologico: diedero ai milanesi un poco più di tranquillità, in un periodo difficile e travagliato, socialmente e politicamente, quale quello del dopoguerra. Andò a studiare l’evoluzione della malavita dagli anni 50 negli Stati Uniti e in tutto il mondo, creando, al suo ritorno, la Scuola superiore di polizia giudiziaria nella caserma di piazza Sant’Ambrogio, unendo le risorse pubbliche a quelle private, utilizzando le migliori risorse professionali, per costituire un moderno corpo di Polizia, al passo con l’evoluzione del crimine. Creò inoltre il Nucleo criminalpol Nord Italia nella sede di Piazza San Sepolcro, sempre a Milano. Fu, anche per questo, premiato con l’Ambrogino d’oro. Superfluo ricordare infine come le «imprese» del commissario Nardone vennero citate in film, documentari, e addirittura su testi scolastici delle scuole elementari. Recente, del 2012, è l’intitolazione di una fiction su Raiuno «Il commissario Nardone». Si sta per aprire, da ultimo, a Palazzo Morando, una mostra sulla mala a Milano nel dopoguerra, che ovviamente lo vede tra i protagonisti. Per citare l’artista, quindi, «mi pensi che se ufenderà nisun» se, a nome della mia famiglia, chiede gli venga intitolata una via o un luogo pubblico della «sua»Milano.
Caro Nardone, lei ci riporta nella Milano nebbiosa della memoria, della cronaca nera intarsiata dalla poesia di Buzzati, con i randa, la ligera, le belle di giorno di via Larga e Porta Romana bella, con il 777 che fa ventuno «arriva la Volante e non c’è nessuno…». La proposta ci sta, sarebbe giusto che un uomo perbene come suo padre, che aveva scelto di fare il poliziotto per vocazione di famiglia e per il desiderio di prendere le parti di chi è più debole, venisse ricordato con una strada: era quello il posto che preferiva, con la sua agendina dai 2.500 nomi, immagine di una squadra mobile che non sbagliava una mossa e riceveva apprezzamenti anche dagli arrestati. La fiction tv gli ha recentemente ridato visibilità. Milano non lo dimentica.