Mehldau e Thile Le affinità elettive
Il pianista e il mandolinista dal jazz ai cantautori
Fra gli appuntamenti più attesi di « JazzMi » si conta il duetto fra Brad Mehldau e Chris Thile, stasera al Dal Verme. Mehldau, nato in Florida nel 1970 e cresciuto nel Connecticut prima di approdare a New York, dalla metà degli anni Novanta ha conosciuto una meritata fama come innovatore del pianoforte jazz soprattutto all’interno del tradizionale organico del trio, con contrabbasso e batteria; alcuni dei suoi primi dischi erano proprio intitolati «The Art Of The Trio». Ma sarebbe ingiusto limitarlo a un’unica formula strumentale. Non solo ha dimostrato in più occasioni il suo talento come arrangiatore di formazioni molto più ampie, ma nel tempo ha esibito un interesse sempre più accentuato per i dialoghi a tu per tu con altri interpreti. Su disco lo si è ascoltato fra l’altro con le cantanti Renée Fleming e Anne Sofie von Otter (entrambe ben più vicine al repertorio acscattata cademico che a quello jazzistico), con il sassofonista Joshua Redman (colui che, nei primi anni Novanta, lo aveva rivelato al pubblico internazionale inserendolo nel proprio quartetto), addirittura con un altro pianista, Kevin Hays, in un repertorio di compositori contemporanei. Ma le collaborazioni che più si avvicinano all’incontro documentato dal concerto milanese sono quelle con il chitarrista Pat Metheny e con il batterista Mark Guiliana. La prima non solo per l’ovvia affinità fra due strumenti a corda come chitarra e mandolino, ma anche per la disponibilità di Metheny ad attraversare tutte le regioni della musica giovanile; la seconda per l’evidente intesa generazionale fra i due: si erano perfino inventati per il loro duetto un nome che intrecciava simbioticamente i due nomi, «Mehliana».
Chris Thile è quasi coetaneo di Guiliana e fra pianista e mandolinista sembra essere la stessa simpatia. Thile è legato al folk e al bluegrass, ma il suo impressionante virtuosismo lo porta anche a rileggere con disinvoltura i classici (mandolino e violino sono accordati sulle stesse note); è poi un piacevole cantante, e ha convinto anche Mehldau a usare la voce. Nel loro doppio cd s’incontrano canzoni di Joni Mitchell, di Bob Dylan e dello sfortunato Elliott Smith; i due si avventurano perfino nella bella versione di uno standard troppo poco frequentato, «I Cover The Waterfront». Ma è quando si muovono lungo il repertorio ideato da loro stessi che tutti i generi s’incrociano in modo ammirevolmente creativo e perfettamente attuale.