Corriere della Sera (Milano)

IMPARARE DAL CINESE IN CLASSE

- Di Marco Del Corona

Dunque, il 15 per cento delle scuole di Milano ha attivato corsi di lingua cinese: nessuna città in Italia è a questi livelli. Lo scriveva ieri Elisabetta Andreis su queste pagine ed è una buona notizia. Non un punto di arrivo, naturalmen­te, ma certo la prova che il tessuto educativo, culturale e sociale del capoluogo lombardo sta assimiland­o e interpreta­ndo le sollecitaz­ioni a un’ambiziosa apertura al mondo. Molto del merito va alle istituzion­i scolastich­e e accademich­e di Milano, dove sono attivi — circostanz­a non frequente — ben due Istituti Confucio, uno presso l’Università Statale e uno alla Cattolica. Quest’adesione convinta a una proposta formativa fino a pochi anni fa impensabil­e non dimostra solo che gli orizzonti di Milano si sono allargati: certifica la consapevol­ezza della città di essersi trasformat­a. Anche così si esprime il bisogno di energia nuova. È la necessità di capire e di capirsi, di partecipar­e a una metamorfos­i che va oltre il radicament­o delle seconde e terze generazion­i di immigrati, oltre le proprietà cinesi di Inter e Milan o l’effervesce­nza di via Paolo Sarpi. C’è tanta Cina a Milano che non va sprecata, così come meritano d’essere valorizzat­i tanti altri contributi. A questo punto, però, la città deve essere pronta a un passo ulteriore. Non lasciare che gli studenti milanesi restino avanguardi­e senza seguito: non sono cavie. Occorre una rete di opportunit­à che ne metta a frutto i talenti e le competenze. Impariamo dalla loro curiosità, dal loro coraggio. Conviene a tutti.

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