Statale a Expo, il campus si allarga
Centomila metri quadrati tra verde e sport. Il rettore Vago: risorse da definire, niente salti nel buio
«Il campus della Statale nell’area Expo è un progetto sempre più concreto», dice il rettore Gianluca Vago nonostante l’ennesima settimana di proteste contro il trasloco da Città Studi: «Dalle notizie ufficiose sul masterplan, assegnato ieri alla cordata Lendlease, l’estensione supera i 100 mila metri quadrati. Spero sia di fianco a Padiglione Italia e all’Albero della vita».
«Il campus della Statale nell’area Expo è un progetto sempre più concreto», dice senza indugio il rettore Gianluca Vago al termine dell’ennesima settimana di proteste in ateneo e di fiaccolate in strada: «Sono convinto che non ci sarà alcuno spreco di soldi pubblici, né tantomeno si porteranno 20 mila studenti, ricercatori e docenti in una no man’s land (terra di nessuno, ndr) in mezzo ad autostrade. Il rischio di desertificazione di Città Studi, sede attuale di aule e laboratori? La mia priorità è pensare al futuro migliore per l’università, ma sono pronto a contribuire a un rilancio del quartiere con lo spostamento lì di altre facoltà. Il piano per le coperture economiche dell’operazione, che vale 350-380 milioni, è ancora in corso di definizione. Al momento non c’è una soluzione definitiva, ma sono ottimista. In ogni caso, una cosa è certa: la Statale non farà un salto nel baratro, il campus si realizzerà solo se ci saranno le risorse necessarie».
Il trasloco ad Expo delle facoltà scientifiche della Statale è uno dei progetti più discussi di Milano: avveniristico per la realizzazione di un campus scientifico da oltre 100 mila metri quadrati, problematico per il rischio di fare un buco nei bilanci dell’università, di forte impatto urbanistico per il trasferimento da Città Studi che farà cambiare volto al quartiere. In quest’intervista al
Corriere, nei giorni delle ennesime polemiche, Vago spiega per la prima volta le caratteristiche del nuovo campus, i progetti su Città studi e l’aspetto delle coperture economiche.
È di queste ore la notizia che la cordata d’imprese guidata dall’australiana Lendlease, conosciuta per avere già sviluppato il post Olimpiadi di Londra, si aggiudica la gara per il masterplan e lo sviluppo
dell’area Expo. Adesso c’è, dunque, un progetto definito. Vago, che cosa si aspetta per il campus della Statale?
«Il campus nell’area di Rho—Pero destinato a ospitare entro il 2022 le facoltà scientifiche sarà in uno dei contesti più internazionali e competitivi d’Italia. Dalle prime notizie ufficiose sul masterplan ci risulta che il progetto sia andato perfino oltre le nostre aspettative. L’estensione territoriale è più ampia di quanto abbiamo richiesto, oltrepassando i 100 mila metri quadrati. Spero che
sia tra l’incrocio del Decumano e del Cardo, verso Roserio, di fianco a Padiglione Italia e all’Albero della Vita (per intendersi: sulla testa del pesce, rifacendosi alla forma del sito che ha ospitato l’Esposizione universale, ndr). Il campus sarà immerso in un grande parco verde. Sono previsti impianti sportivi e residenze per studenti, ricercatori e visiting professor. Il campus sarà inoltre il fulcro fondamentale intorno al quale si svilupperà l’insediamento delle imprese (start up e spin off)».
Gli oppositori del progetto sono contrari ad allontanarsi dal centro-città per paura di perdere competitività rispetto al Politecnico e alla Bicocca, lamentano la riduzione degli spazi didattici e sono preoccupati per la sostenibilità economica del progetto.
«Mi rifiuto di pensare che gli studenti possano scegliere un ateneo piuttosto che un altro in base al numero di fermate del metrò. Oltre l’80% degli iscritti non abita a Milano: e l’area Expo è ben collegata visto che è stata raggiunta da quasi 20 milioni di visitatori in sei mesi. Gli spazi complessivi di Città Studi arrivano a 250 mila metri quadrati, ma quelli utili per la didattica e la ricerca sono meno di 120 mila. La diminuzione, dunque, è minima. È una scelta ragionata: a Città Studi aule e laboratori sono sparpagliati qui e là perché sono cresciuti negli anni senza nessun progetto preciso. A Expo saranno, invece, costruiti in modo razionale e organico, tutti raccolti come già avviene nel resto d’Europa e negli Usa, con un migliore sfruttamento dei metri quadrati e notevoli risparmi energetici e logistici».
E le coperture economiche? Come raccontato dal
Corriere nei giorni scorsi, l’investimento tra i 350 e i 380 milioni di euro sarà coperto per 138 milioni di euro dal governo. Per altri 130 l’ateneo farà un mutuo e si indebiterà con le banche. Ma gli ultimi 120 sono da recuperare con la vendita del patrimonio immobiliare. E a tal proposito le certezze sono ancora poche.
«Stiamo lavorando per definire le soluzioni. È importante essere riusciti a ottenere il finanziamento pubblico di 138 milioni, condicio sine qua non per la realizzazione del campus. Ma ribadisco: ci sposteremo solo in presenza di un piano finanziario solido».
Resta il problema di Città Studi destinata a cambiare volto.
«Il trasloco del campus a Expo è stato deciso con l’accordo delle istituzioni: Comune, Regione e Governo. In ogni caso, l’ateneo è pronto a contribuire con Politecnico e Bicocca per mantenere la vocazione universitaria del quartiere. Stiamo valutando il possibile trasferimento lì delle facoltà di Beni culturali (attualmente in via Noto) e di Scienze Politiche ed economiche (oggi in via Conservatorio)».
Insomma, avanti tutta verso l’area Expo?
«È la soluzione migliore. Ristrutturare i vecchi edifici di Città Studi non avrebbe alcun senso».
Residenze Sono previste case per studenti, ricercatori e visiting professor
La spesa Non ci sarà alcuno spreco di soldi pubblici né porteremo 20 mila persone in una terra di nessuno
Le risorse Servono 350-380 milioni Ma sono ottimista anche se ora non c’è una soluzione definitiva
Città Studi Il rischio desertificazione? La priorità è pensare al futuro migliore per l’università e per i suoi alunni
L’obiettivo Aule e laboratori a Expo saranno più razionali e «raccolti» come già avviene in Europa e negli Usa