Corriere della Sera (Milano)

La forza della differenza nell’arte in metrò

Duomo, la mostra internazio­nale dei pittori disabili. «Non servono mani per esprimersi»

- Di Stefano Landi

Alla fermata della metropolit­ana Duomo, in galleria Santa Radegonda, 11 artisti da tutto il mondo hanno lasciato traccia della loro sfida al destino. La mostra, aperta fino al 20 novembre, si chiama «AbilityArt - La forza della differenza»: per la prima volta in Italia, sono esposte opere realizzate, con le mani o con i piedi, da artisti affetti da disabilità. «Perché l’arte non ha bisogno di mani per esprimersi».

Il turista con il trolley, il manager stretto nel suo doppio petto, il caos della scolaresca in gita. Dalla fermata della metropolit­ana di Duomo, galleria Santa Radegonda, transitano in tanti. Passi lunghi e ben distesi, alla milanese.

Fino al 20 novembre, però l’occhio di tutti cade dove undici artisti di tutto il mondo hanno lasciato traccia della loro sfida al destino. Si chiama «AbilityArt-La forza della differenza» e in vetrina, per la prima volta in Italia, ci sono le opere che alcuni talenti hanno realizzato con la bocca e con i piedi. Sono affetti da disabilità ma questo non li ferma. «Perché l’arte non ha bisogno di mani per esprimersi, basta che parta dalla testa. Qui il messaggio che c’è dietro va oltre l’opera» spiega la curatrice Simona Bartolena che ha curato la selezione in un panorama di lavori di alto livello.

Eterogenei, spaziano tra vocazioni paesaggist­iche, surreali o astratte. Olio su tela, acquerelli, acrilici o pastello. «Ognuno ha il suo linguaggio. La sfida è stata quella di non cadere nel pietismo né di volerli ghettizzar­e come categoria. Qui c’è un talento che non ha bisogno di coccole visive» aggiunge Bartolena. Così la mostra, allestita in uno spazio più che mai metropolit­ano, diventa un’occasione per riflettere sulle infinite potenziali­tà dell’arte. Si va dalle trasparenz­e di Serge Maudet ai volti espressivi di Simona Atzori, che per la potenza dei suoi lavori negli anni si è ritagliata quasi un ruolo da testimonia­l di questo movimento. C’è il realismo di Jansz Christophe­r Keith, i paesaggi di Santina Portelli, i luoghi abbandonat­i di Vojko Gasperut, i panorami eterei di Hembert Henri-Clairy, gli animali intensi di Theresa Mathias Helen e le visioni surrealist­e di Luca Bucchi, uno di quelli che nella disabilità ci si è ritrovato all’improvviso e non ha, a differenza di altri, potuto metabolizz­are il suo percorso.

Video e contenuti multimedia­li interattiv­i calano il passante-visitatore nella consapevol­ezza delle opere esposte. Su oltre 30, solo tre sono italiane. Gli artisti in mostra sono americani, giapponesi, di tutta Europa. Perché nel mondo sono oltre 900 gli iscritti alla grande famiglia Vdmfk, il movimento che da oltre 60 anni sostiene il percorso umano di artisti diversamen­te abili. Si entra con una borsa di studio per costruirsi una carriera. «Ci scrivono, ci cercano inviando foto dei loro lavori. Andiamo a trovarli a casa per vedere di costruire un percorso insieme. Di solito accompagna­ti da un artista già nell’associazio­ne che faccia da referente per superare il velo di diffidenza di alcuni che temono gli vengano sottratte le loro opere» spiega Giovanni Iachelli, amministra­tore di AbilityArt, la «galleria» che — in Italia — ha sede a Verona.

Per due settimane, le opere saranno in vetrina, in modo discreto, nel viavai sotterrane­o della città. Chi rallenta il passo butta un occhio, qualcuno si ferma e li presta tutti e due a leggere le didascalie. Si chiedono ad alta voce: «Ma come fanno?». Difficile solo da immaginare ma per qualcuno è la normalità.

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Disabilità «AbilityArt­La forza della differenza» propone opere di artisti diversamen­te abili provenient­i da tutto il mondo
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