Upim, la reunion delle commesse
Si sono ritrovate dopo 40 anni Erano l’anima dell’Upim di Monza, tra loro un solo collega. I ricordi : «I buoni per il parrucchiere e le gonne accorciate appena fuori casa»
Le ex commesse dell’Upim di Monza, e il loro unico collega maschio, si sono ritrovate quarant’anni dopo per ricordare quei decenni vissuti nel primo storico grande magazzino della città brianzola.
Da dietro quelle vetrine nel centro della città hanno visto Monza cambiare: l’avvento delle minigonne negli anni Sessanta, le contestazioni degli anni Settanta, la «Monza da bere» degli anni Ottanta e poi via fino all’avvento del nuovo Millennio che ha portato con sé la definitiva chiusura dell’Upim, il primo grande magazzino della città inaugurato il 24 settembre del 1960.
Le ex commesse di quel punto vendita entrato a far parte della memoria di tutti i monzesi si sono ritrovate martedì sera in una pizzeria per la più classica delle rimpatriate. Erano in 40, tutte donne tranne Giovanni Vinci, uno dei pochi commessi maschi assunti dalla direzione. In tutti questi anni alcune di loro si sono sempre tenute in contatto, altre, invece, non si vedevano da più di 30 anni. Vecchi ricordi, aneddoti e occhi lucidi. A organizzare la serata è stata Antonietta Monzo assieme alla ex collega Delia Parrella. «È stata una cena bellissima — commenta Antonietta l’indomani mattina —. Alcune di noi sono in pensione, altre lavorano ancora. Quando ci siamo conosciute eravamo ragazzine, adesso siamo nonne. Per noi l’Upim non era solo un luogo di lavoro, è stato qualcosa di più, ci prendevamo cura dei reparti e della clientela e grazie al nostro impegno abbiamo vinto anche diversi premi».
Per Monza l’Upim non è stato solo il primo modernissimo grande magazzino della città. Il palazzo, che per oltre cinquant’anni anni ne ha ospitato gli scaffali, ha assorbito il suo nome tanto che ancora oggi tutti lo chiamano «palazzo dell’Upim» e lo stesso vale per la piazzetta antistante che nessuno chiama piazza Centemero come indica la toponomastica cittadina, ma, appunto, «piazza Upim».
«Il mio primo giorno di lavoro ha coinciso con l’inaugurazione — racconta Carla Pellacchin —. Ricordo tutto come se fosse ieri. L’emozione del primo impiego, le direttiva impartite dai capi reparto, la cura e l’attenzione rivolta cliente. Il negozio era sempre pieno, addirittura in occasione di certi Natali siamo state costrette a chiudere gli ingressi, tanta era la gente dentro». Per molti le ragazze dell’Upim sono «quasi leggendarie». Sempre sorridenti, gentili e carine. Molto carine, tanto che spesso sotto il porticato davanti all’ingresso «pascolavano» i militari in libera uscita del vicino distretto di piazza San Paolo.
«Ricordo molto bene gli anni in cui hanno preso piede gli shorts — dice Antonietta —, uscivamo di casa con la gonna lunga, ma durante il tragitto verso il lavoro ci cambiavamo per indossare gonne più corte. Nessuna di noi però ha mai dato confidenza agli estranei o si è permessa di uscire con un cliente». La direzione era rigidissima. Dalle commesse pretendeva serietà e per assicurarsi che le dipendenti fossero sempre in ordine distribuiva anche dei buoni per andare dal parrucchiere. Fra i ricordi riaffiorati durante la serata di martedì ci sono anche quelli del Sessantotto, gli anni della contestazione. Dei sabato pomeriggio attraversati da manifestazioni e cortei e
della celere in assetto anti sommossa che nei giorni di pioggia si riparava proprio sotto i porticati del palazzo dell’Upim.
«Di scioperi e picchetti ne abbiamo visti tanti — racconta Sonia Scarpa — e più di una volta hanno cercato di impedirci di andare al lavoro, ma abbiamo sempre cercato di fare il nostro dovere fino in fondo». Pur di non mancare l’appuntamento di martedì sera, Sonia si è sobbarcata un viaggio da Perugia. Altre due sarebbero dovute arrivare da Alessandria e persino dalla Spagna, ma alla fine hanno dovuto rinunciare. Sarà per la prossima volta, perché Antonietta ha intenzione di replicare. «Abbiamo iniziato ritrovandoci in quattro o cinque — dice —, ma visto il successo che ha riscosso l’iniziativa farò di tutto per organizzare un secondo appuntamento». In vista del quale ha in serbo anche una sorpresa: creare un album di ricordi con le foto scattate durante gli anni di lavoro all’Upim.
Il grande magazzino «I militari ci facevano la corte, ma c’erano regole ferree: vietato uscire con i clienti»