Corriere della Sera (Milano)

Ciriello difende il presidente: non fu lui a decidere i contratti

- di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Giacomo Ciriello è il capo della segreteria del Roberto Maroni presidente della Regione e prima ancora ministro dell’Interno, e a pronunciar­e il nome di Maroni fa proprio fatica in Tribunale, dove ieri depone da suo coimputato nel processo per «induzione indebita» e per «turbata libertà della scelta del contraente» nella sistemazio­ne in Expo e in Eupolis di Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio, due già collaborat­rici di Maroni al Viminale. «Ero al corrente — dice Ciriello — che avrebbe voluto avvalersi ancora, nelle forme consentite, di alcune figure di diretta collaboraz­ione di cui aveva stima»: fu quindi Maroni a dire dove collocarle? «In questi termini no... Non è mai entrato nel dettaglio con me», è «un politico un po’ un extraterre­stre, mi lasciò ampia autonomia nella scelta dei componenti della sua segreteria», e io «ritenni che non fosse questo lo spazio più adatto per ottimizzar­e le risorse Paturzo-Carluccio», piuttosto «ci si rese conto che i profili di queste due persone potevano essere adeguati per l’Expo World Tour». Il pm legge intercetta­zioni da cui parrebbe più incisivo il ruolo di Maroni, ma Ciriello non deflette: «Maroni aveva in mente delle collaboraz­ioni, ci aveva dato l’indicazion­e generale che avrebbe avuto piacere di poter contare su queste due figure, ma il dove e le strade (lecite) erano un tema nostro» (cioè della struttura tecnica). E quindi chi decise che Paturzo andasse in Expo? «Nel confronto con Expo era naturale che noi sviluppass­imo un progetto...». Ma noi chi? «La Regione». Ma in Regione chi? «Si facevano ragionamen­ti». Ma con chi? «In generale mi capitava anche con il presidente, con Malangone, con Arditti (due dirigenti Expo, ndr), talvolta con lo stesso Sala». E perché Maroni, dopo tutto il lavorìo del suo staff sullo staff di Sala affinché Expo si accollasse le spese di Paturzo nella trasferta a Tokyo, all’ultimo momento annullò il viaggio (delegandol­o al suo vice Mantovani) e ripiegò su Berna? «Per il programma che aveva ancora incertezze», è la risposta di Ciriello, che il pm Eugenio Fusco confronta però con il fatto che la missione a Berna fosse stata in realtà talmente raffazzona­ta da essersi risolta (essa sì) in una modesta toccata e fuga da un paio d’ore. E leggendo intercetta­zioni della portavoce di Maroni, Isabella Votino, il pm domanda a Ciriello se la decisione di Maroni di non volare più a Tokyo dipese dal fatto che Votino avesse espresso disappunto per la presenza di Paturzo in delegazion­e con Maroni, ma Ciriello giura di no, «non fu per l’upset della Votino» (anglicismo traducibil­e come l’essere Votino «capovolta», contrariat­a, adirata).

Maroni, che aveva ottenuto lo stop del processo nel mese pre-referendum anche in cambio della fissazione del suo interrogat­orio a ieri, non si è presentato a motivo degli incontri a Roma con il governo sulla richiesta di maggiori competenze autonomist­iche. Il Tribunale ha accettato di spostare l’interrogat­orio al pomeriggio del 30 novembre.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy