IL TRASLOCO DELLA STATALE CAMBIARE PER MIGLIORARE
Caro Schiavi coordino l’associazione di rappresentanza studentesca Unilab Unimi, l’unica lista laica, apartitica e indipendente della Statale. In questi giorni gli articoli (e le polemiche) sul trasferimento della Statale nell’area Expo si sprecano. Le critiche più aspre provengono dai residenti del quartiere di Città Studi: proteste, fiaccolate e lettere ai giornali. Ma io credo che la decisione sul trasferimento ad Expo debba spettare soltanto agli organi dell’Università: infatti, solo chi lavora in questo consesso può avere gli strumenti e la legittimazione per conoscere delle esigenze della Statale.
Qui sono eletti i rappresentanti degli studenti che hanno diritto di voto e che «di mestiere» si occupano di rappresentare le istanze degli studenti: non degli esercizi commerciali, non dei residenti, non degli affittuari della zona, di Arexpo, del Comune di Milano e, infine, del governo. I cittadini del quartiere sono sicuramente più che legittimati a esprimersi sul punto ma non possono chiedere di anteporre i loro interessi a quello degli studenti né di parlare per conto di chi all’università paga la retta e va a studiare tutti i giorni. La svalutazione degli immobili, la riduzione dei prezzi di affitto e la sorte dei locali commerciali non sono elementi di giudizio per la Statale e non devono esserlo, perché l’interesse degli studenti (presenti e futuri) e dell’Università degli Studi di Milano devono essere le uniche finalità di questa scelta strategica. Città Studi non è più un luogo adatto per la Statale: ristrutturare gli edifici ci costerebbe più del trasferimento, gli ambienti non sono adatti ai laboratori ed alle norme di sicurezza, non sono adatti al concetto di università del terzo millennio e Città Studi non ha le potenzialità per offrire quello che il nuovo campus offrirà. L’attuale sede di Città Studi non è destinata, in ogni caso, allo svuotamento. Già il Politecnico di Milano e la Bicocca hanno dimostrato un forte interesse per la zona e c’è anche la possibilità che alcuni corsi di studio della Statale che sono attualmente in carenza di spazi trovino una nuova casa proprio lì, a Città Studi.
Caro Riccardo, su un tema così importante è giusto che tutti si esprimano. Anche con il freddo realismo della convenienza. Tu lo fai con decisione, ma l’università non è un pacco postale: il trasloco costa quasi mezzo miliardo. E se si cambia per migliorare, io credo che Milano debba garantire le migliori opportunità sia per la Statale che per Città Studi.