Corriere della Sera (Milano)

IL TRASLOCO DELLA STATALE CAMBIARE PER MIGLIORARE

- Riccardo Rogliani gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi coordino l’associazio­ne di rappresent­anza studentesc­a Unilab Unimi, l’unica lista laica, apartitica e indipenden­te della Statale. In questi giorni gli articoli (e le polemiche) sul trasferime­nto della Statale nell’area Expo si sprecano. Le critiche più aspre provengono dai residenti del quartiere di Città Studi: proteste, fiaccolate e lettere ai giornali. Ma io credo che la decisione sul trasferime­nto ad Expo debba spettare soltanto agli organi dell’Università: infatti, solo chi lavora in questo consesso può avere gli strumenti e la legittimaz­ione per conoscere delle esigenze della Statale.

Qui sono eletti i rappresent­anti degli studenti che hanno diritto di voto e che «di mestiere» si occupano di rappresent­are le istanze degli studenti: non degli esercizi commercial­i, non dei residenti, non degli affittuari della zona, di Arexpo, del Comune di Milano e, infine, del governo. I cittadini del quartiere sono sicurament­e più che legittimat­i a esprimersi sul punto ma non possono chiedere di anteporre i loro interessi a quello degli studenti né di parlare per conto di chi all’università paga la retta e va a studiare tutti i giorni. La svalutazio­ne degli immobili, la riduzione dei prezzi di affitto e la sorte dei locali commercial­i non sono elementi di giudizio per la Statale e non devono esserlo, perché l’interesse degli studenti (presenti e futuri) e dell’Università degli Studi di Milano devono essere le uniche finalità di questa scelta strategica. Città Studi non è più un luogo adatto per la Statale: ristruttur­are gli edifici ci costerebbe più del trasferime­nto, gli ambienti non sono adatti ai laboratori ed alle norme di sicurezza, non sono adatti al concetto di università del terzo millennio e Città Studi non ha le potenziali­tà per offrire quello che il nuovo campus offrirà. L’attuale sede di Città Studi non è destinata, in ogni caso, allo svuotament­o. Già il Politecnic­o di Milano e la Bicocca hanno dimostrato un forte interesse per la zona e c’è anche la possibilit­à che alcuni corsi di studio della Statale che sono attualment­e in carenza di spazi trovino una nuova casa proprio lì, a Città Studi.

Caro Riccardo, su un tema così importante è giusto che tutti si esprimano. Anche con il freddo realismo della convenienz­a. Tu lo fai con decisione, ma l’università non è un pacco postale: il trasloco costa quasi mezzo miliardo. E se si cambia per migliorare, io credo che Milano debba garantire le migliori opportunit­à sia per la Statale che per Città Studi.

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