Gli schermidori rimarranno nella palestra dei pompieri
La sentenza del Tar «salva» olimpionici e piccoli atleti dopo lo sfratto dalla struttura di via Messina
La stagione agonistica è salva: olimpionici e piccoli atleti rimarranno ad allenarsi (almeno fino a maggio) nella palestra dei vigili del fuoco di via Messina e non è detto che la soluzione non porti sollievo, alla fine, anche fra gli stessi pompieri. Una sentenza del Tar ha accolto il ricorso presentato dall’associazione scherma Cariplo dopo lo sfratto ordinato dai vertici dei vigili del fuoco, sostenuto dalla coralità dei sindacati — mai a onor di memoria e cronaca così coesi e compatti — che prevedeva la cacciata dalla struttura dove gli sportivi sono presenti in forze dal 2012.
Un provvedimento che, come rilevato dai giudici, non teneva conto di alcuni fattori. La lunghezza temporale, per iniziare, frutto non di un mero «sfruttamento» degli spazi bensì, in cambio del versamento di un regolare affitto, basata su interventi di manutenzione e ristrutturazione della palestra con l’obbligata spesa annua, peraltro rendicontata, di 12 mila euro. Dopodiché, il Tar non ha potuto non rilevare come la «velocità» della scadenza, in quanto l’allontanamento doveva verificarsi entro quattro giorni dalla comunicazione, avrebbe originato evidenti problemi poiché era impossibile individuare un’immediata sistemazione alternativa. Il battagliero Girolamo Abbatescianni, a capo della storica associazione di scherma, esprime la propria soddisfazione senza però rilevare il rammarico d’esser dovuti andare per vie legali.
E in effetti questo pasticciaccio locale era deflagrato fino a divenire un caso nazionale, una situazione estrema della quale in molti avrebbero voluto, o dovuto, fare a meno. Al netto dell’interessamento della Federazione italiana della scherma, un’interrogazione dell’ex campionessa Valentina Vezzali aveva posto il tema all’attenzione del ministro dello Sport Luca Lotti, il quale aveva garantito una sua azione, magari con iniziative drastiche e ulteriori «litigi».