Galleria Bocconi
L’arte contemporanea torna all’università Tra le opere il murale effimero di Mendini «Non resterà nulla, in barba all’economia»
Nel 2009 l’idea di esporre opere d’arte contemporanea all’interno dell’Università Bocconi riscosse un prudente entusiasmo. In amministrazione la consideravano un’eccentricità, quasi un capriccio che non intendevano finanziare distogliendo fondi dalla ricerca e dalla didattica. E invece, dopo diciotto anni, tutto è cambiato: adesso Bag, la Bocconi art gallery, è addirittura candidata a un premio internazionale che seleziona i migliori progetti delle istituzioni (come scuole o ospedali) per la promozione dell’arte, e lunedì verrà inaugurata la settima edizione. Un intero pomeriggio, dalle 16.30 fino alle 20.30, con ingresso da via Röntgen, di visite guidate gratuite, incontri con artisti e rappresentanti del mondo dell’arte. In programma anche la premiazione dei vincitori del contest fotografico #BAGmi sul binomio arte e Milano, e la personale di Mattia Agnelli, allievo dell’Accademia di Brera che dallo scorso anno collabora con Bag. La manifestazione è aperta a tutta la città e coinvolge l’intero campus dove sono distribuite oltre cento opere di una cinquantina di autori internazionali in esposizione per oltre un anno.
«All’inizio il nostro progetto faceva fatica ad essere capito», rivela Severino Salvemini, coordinatore del comitato arte. «Ormai, invece, sono sempre più numerosi gli artisti che ci propongono direttamente i loro lavori in comodato d’uso. Primo perché l’Università è visitata da persone importanti e poi perché abbiamo spazi molto grandi e piuttosto che chiudere un’opera in un magazzino, preferiscono esporla da noi».
È così che sono finite sulle pareti dell’università le grandi tele di Mimmo Paladino o la scultura di Antony Gormerly. Diverso, invece, il caso dello spettacolare dipinto su muro di Alessandro Mendini, fiore all’occhiello dell’edizione di quest’anno: «Devo confessare che non sono molto amico dei bocconiani perché sono contro la cultura finanziaria, ma quando Severino Salvemini mi ha spiegato che l’idea era sensibilizzare indirettamente gli studenti verso culture che non siano solo quella economica mi è sembrata una missione positiva», spiega Mendini, che da grande saggio irregolare qual è ha subito sfruttato il paradosso della situazione e ha creato un murale di raggi gialli («Una specie di apertura verso un futuro luminoso») nella grande parete d’ingresso all’aula magna. Fra un anno sparirà e non ne resterà nulla. In barba al valore economico e all’eternità dell’arte. In termini di royalties si chiama cessione del diritto di proprietà intellettuale, spiegano in Bocconi: cioè il progetto è dell’artista e la possibilità di replicarlo viene ceduta con la sua autorizzazione. Ma a sentire Mendini, lui ha solo consegnato un bozzetto che dei bravissimi imbianchini della Bocconi hanno ingrandito sul muro. «Il mio mestiere è piuttosto quello di dipingere le facciate delle case che i quadri. Poi di quell’imbiancatura succederà quel che succederà».
Se dunque quella non è un’opera d’arte, di sicuro è la paradossale lectio magistralis di Mendini per i bocconiani.