IL SALUTARE CONTAGIO DI BOOKCITY
BookCity chiama, Milano risponde. La sesta edizione della festa della lettura è qualcosa di più di una conferma. È l’idea che la manifestazione culturale nata dall’impegno delle quattro grandi fondazioni editoriali milanesi riunite in associazione (Corriere della Sera, Feltrinelli, Mauri, Mondadori) e del Comune sia ormai innervata completamente nel tessuto cittadino, che le parole “partecipata e condivisa” non siano solo una frase fatta, un auspicio, ma una realtà. Una festa del libro in oltre duecento luoghi, un cuore che batte dal centro (il Castello Sforzesco) alla periferia (ma su questo si può fare molto di più). Non bisogna dimenticare tuttavia che la sua culla naturale è nelle scuole e nelle librerie. Si comincia giovedì 16, giornata dedicata agli studenti, le fondamenta su cui ogni manifestazione culturale dovrebbe costruirsi. BookCity lo ha fatto, dedicando impegno e progetti alle scuole, fin dalla prima edizione. Quest’anno sono più di 1.200 le classi coinvolte. Le attività si inseriscono nel piano formativo e hanno prodotto una convenzione con l’Ufficio scolastico regionale che permetterà di sperimentare alcune buone pratiche oltre i confini della città metropolitana. E poi la grande festa nelle librerie (sono sessanta quelle che aderiscono all’iniziativa), veri e propri presidi, a volte eroici, sul territorio. Si prosegue fino a domenica in oltre duecento luoghi e con oltre duemila ospiti tra autori, attori, cantanti: ognuno potrà costruirsi il suo palinsesto.
L’inclusività, il coinvolgimento dal basso, una struttura agile — né fiera, né festival — che lascia le briglia lente e permette a chiunque abbia un’idea di entrare nel programma sono la peculiarità vincente di BookCity. Le grandi istituzioni, i quartieri, le case: leggere è anche leggere la mappa della città. Quest’anno sono 430 tra editori, fondazioni e associazioni i soggetti coinvolti. Li accoglie una Milano «affettuosa nei riguardi degli autori, concreta nel dare forma alle idee e al pensiero» come ha scritto Gillo Dorfles nello speciale che «la Lettura» ha dedicato alla manifestazione ricordando la relazione tra ricerca, salotti letterari e produzione editoriale che caratterizza la città. Non si tratta di sbandierare primati, di fare guerre di campanile, ma di difendere e promuovere uno spirito. Di respirare un’aria che già in questi giorni si respira. Portare i lettori nei luoghi dei libri, ma soprattutto i libri nei luoghi dei non lettori in un Paese, l’Italia, in cui i dati restano allarmanti (oltre il 50 per cento non legge nulla) certamente non basta, ma è già una sfida vinta.