Nel cantiere degli etruschi
La trivella è della stessa ditta che sta realizzando la nuova linea della metropolitana. Qui invece, nel giardino di palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro, di corso Venezia 52, proprio di fronte al Planetario, sta scavando per realizzare la parte ipogea del nuovo Museo Etrusco di Milano
Il cantiere è partito ad agosto, si concluderà nella primavera del 2019 ed è interamente finanziato dalla Fondazione che porta il nome di Luigi Rovati, 89 anni, medico, ricercatore e fondatore a Monza della farmaceutica Rottapharm-Madaus, acquisita nel 2014 per 2,2 miliardi di euro dagli svedesi di Meda.
«Abbiamo tutti in famiglia, a partire proprio da mio suocero l’amore per l’arte e il collezionismo come momento di conoscenza — spiega Giovanna Forlanelli Rovati, direttore generale della Rottapharm Biotech e vice presidente della Fondazione, mentre svela il cantiere del nuovo museo — così è stato naturale pensare a un luogo in grado di ospitare le collezioni di famiglia, renderle fruibili a tutti, essere un centro di ricerca e di cultura».
È stata lei a scegliere la sede, colpita anche da quel giardino segreto del palazzo milanese. «Si varca il portone d’ingresso — spiega — e ci si ritrova in un angolo di quiete che potrà accogliere i visitatori, ma anche famiglie e bambini per una merenda alla caffetteria del museo». Proprio sotto quel giardino si estenderà parte del museo ipogeo che sfrutta il seminterrato già esistente creato da Angelo Rizzoli per la sua sala cinematografica e si allargherà per 600 metri quadri secondo il progetto firmato dall’architetto Mario Cucinella che ha progettato spazi dalle forme curve, ispirandosi alle tombe etrusche di Cerveteri.
È in questo spazio sotterraneo di grande suggestione che troverà posto il nucleo centrale del museo: settecento reperti tra buccheri e impasti della collezione Cottier Angeli, acquisita in Svizzera dalla famiglia Rovati, riportata in Italia in virtù di un accordo con il ministero delle Attività culturali, e considerata dagli esperti la più completa raccolta di vasi del periodo arcaico, presa a riferimento dai grandi musei del mondo.
«A questa prima acquisizione — spiega l’imprenditrice—