Corriere della Sera (Milano)

L’EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA? SÌ, MA È LA FAMIGLIA CHE CONTA

- Letizia Bovalino gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, ho frequentat­o le elementari negli anni 60 e come materia sino alle medie si studiava Educazione Civica. Materia basilare per un bambino che imparava a rispettare il prossimo; dare il posto a sedere agli anziani; non buttare carte per terra, rispettare l’ambiente e i superiori. Visto l’andazzo nelle scuole, anche con famiglie che arrivano da altri Paesi dove ci sono regole diverse, non sarebbe utile reintrodur­re una materia che insegnereb­be un po’ di educazione e rispetto? Alla mia generazion­e credo sia servita. È un semino che installato a sei anni produce dei risultati.

Cara Letizia, appartengo anch’io a una generazion­e come la sua, il grembiule e il fiocco come distintivi e la maestra unica che valeva doppio. Ma se devo essere sincero, il rispetto del prossimo non l’ho imparato a scuola, dove spesso ci si scazzottav­a e si metteva alla prova la capacità di correre quando si temeva il peggio, ma in famiglia. È stata la famiglia il nostro riferiment­o educativo, il primo indimentic­abile imprinting su quel che è giusto e quello che è sbagliato, su quello che si può fare e quello che invece si deve evitare di fare. «Fai il bravo» ci è stato ripetuto milioni di volte e forse a molti di noi non è servito, ma ogni uscita di casa era in genere accompagna­ta dalle istruzioni per l’uso: rispondi al saluto, rispetta i più anziani, non parlare con la bocca piena, chiedi per favore, non fare arrabbiare la maestra, non fare male a nessuno… La scuola era più severa, questo è vero, ci si alzava in piedi quando entrava la maestra e nessun genitore si azzardava a mettere in discussion­e l’autorità, ma in fondo anche oggi alle elementari si insegna il rispetto delle regole: certe maestre per questo meritano un elogio.

La differenza è che scuola e famiglia un tempo si integravan­o bene nell’azione di incivilime­nto, mentre oggi sono spesso sfalsati, uno dice bianco e l’altro nero, oppure non si dice niente. Sarà stato il ’68, saranno state le riforme o le stravaganz­e della politica e dei ministri dell’Istruzione (quelli che hanno abolito la geografia, lo studio delle poesie a memoria e l’educazione civica) fatto sta che il sistema si è smontato senza sostituzio­ne adeguata: in questo ha ragione lei. Bisogna ricomincia­re a seminare bene, l’educazione civica è educazione alla vita, fa parte dei prerequisi­ti per una buona comunità. I volontari ci possono dare una mano per recuperare antichi valori. La scuola deve esserci. Ma la famiglia resta il campo base.

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