Centro profughi Le bacchettate di Palazzo Marino
Ispezioni a sorpresa, ecco il dossier del Comune. Ma funziona l’accoglienza negli spazi Sprar
Il dossier dell’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Milano racconta di un’accoglienza a due facce. E se negli spazi di secondo livello Sprar la gestione dell’emergenza migranti funziona, non lo stesso si può dire per i centri di emergenza Cas. Dopo i sopralluoghi del gruppo di lavoro di Palazzo Marino viene fuori che mancano l’acqua calda e i corsi di lingua italiana.
C’è un sistema che funziona (gli spazi di seconda accoglienza Sprar) e uno che fatica (i centri straordinari Cas): la rete dell’accoglienza — per la parte che riguarda le strutture di competenza del Comune, gestite in convenzione con la prefettura — non è esente da problemi e carenze. Sistemazioni in grandi camerate, carenza d’acqua calda, in alcuni casi corsi d’italiano lacunosi e il mancato rispetto del rapporto tra numero di ospiti ed educatori. Precisano da Palazzo Marino: «Non ci sono bocciature o gravi carenze, ci sono alcuni “debiti” da recuperare».
Il punto debole individuato dalla relazione seguita alle visite svolte a sorpresa tra gennaio e giugno dal gruppo di lavoro dell’assessorato al Welfare sta nei Cas, i centri che nei periodi più caldi hanno garantito un posto letto a migliaia di persone ma che non sono ancora usciti dalla visione emergenziale. Strutture troppo grandi, dove i servizi e i percorsi d’integrazione stentano, e il tempo di permanenza dei migranti si allunga oltre misura, fino a due anni. Otto quelli visitati: via Fratelli Zoia, Casa Suraya, via Mambretti, via Pollini, l’ex hub Sammartini, via Aldini, via Carcano e via Pedroni. Quest’ultimo, gestito da Remar Italia Onlus, è risultato il più problematico, con una situazione giudicata «piuttosto disagiata e caotica», anche per lavori di ristrutturazione in corso e una gestione «piuttosto approssimativa». Senza contare l’impossibilità di ottenere informazioni dettagliate per l’assenza di un responsabile durante il sopralluogo. Soprattutto colpiscono le testimonianze degli ospiti che hanno riferito la mancanza di corsi d’italiano interni, nonostante le dichiarate tre lezioni settimanali. La struttura ex industriale è poi «poco adatta» alla nuova funzione.
Sull’insegnamento della lingua, in generale, la situazione non è eccellente. Dovrebbe essere «una priorità assoluta», ma «in molti centri» l’offerta «è insufficiente a coprire l’esigenze degli ospiti», è scritto, e «sono tenuti da personale non sempre competente o comunque non adeguatamente formato». Al di là di alcune eccezioni, altre pecche abbastanza generalizzate nei Cas sono «l’elevato numero di ospiti» (in media tra i cento e i 200), i bagni comuni che «in molti casi» portano a «condizioni non ottimali di pulizia», le carenze nel supporto psicologico e nell’assistenza burocratica e legale. Andrebbero poi aggiornate ai nuovi flussi le lingue parlate dai mediatori. Mentre sono positivi i servizi mensa e pulizia, l’erogazione del pocket money, le attività culturali e di volontariato.
Promossi invece i centri Sprar, di cui la task force si augura un potenziamento, come previsto dalla giunta comunale. Le dimensioni ridotte, le sistemazioni più adeguate, il migliore rapporto numerico tra ospiti e personale (per di più meglio formato), i tanti progetti di «eccellenza» li rendono il modello da seguire. Il gruppo di lavoro guidato dall’avvocato ed ex consigliere Alessandro Giungi propone anche «spunti di miglioramento»: ad esempio maggiore assistenza alle donne ed estendere ai Cas le borse lavoro. Oltre a «una più puntuale definizione del capitolato»: sui requisiti minimi del personale, sull’assistenza per le pratiche d’asilo, sui corsi d’italiano e di formazione professionale.
Se ne discuterà a «Milano Mondo», gli stati generali dell’immigrazione organizzati dal 17 al 20 novembre dal Comune. «Sarà un momento per fare nuove proposte — spiega l’assessore Pierfrancesco Majorino — proprio qui, nella città che ha dato sostegno a 125mila profughi». Tra gli ospiti: Emma Bonino, il ministro Maurizio Martina e Mario Morcone, capo di Gabinetto del Viminale.
Lezioni di italiano
«L’insegnamento dovrebbe essere una priorità assoluta invece spesso è insufficiente»