Corriere della Sera (Milano)

L’universo tenebroso di Zola Jesus

- Raffaella Oliva

Per il disco precedente aveva lasciato Los Angeles per rifugiarsi per un po’ in un’isola vicino a Seattle. Per il nuovo «Okovi» Nika Roza Danilova alias Zola Jesus (foto), si è messa di nuovo in viaggio, questa volta per tornare nel Wisconsin, dov’è cresciuta. «Avevo bisogno della mia famiglia, delle foreste e della natura di quel territorio per ritrovare un equilibrio emotivo che avevo perso», confida la songwriter americana di origini russe, stasera al Circolo Magnolia (via circ. Idroscalo 41, Segrate, ore 21, € 18 con tessera Arci). L’album segna il ritorno all’etichetta Sacred Bones e trascina l’ascoltator­e in un universo plumbeo, ma intrigante come certi film di David Lynch, dove il sound dark si fonde con testi che toccano temi come il malessere interiore e la morte. «Non so se chiamarla depression­e, ma per un periodo ho faticato a fare qualsiasi cosa; lavorare a questi brani mi ha aiutata a rimettere ordine nel caos», spiega la 28enne Zola Jesus. «”Siphon”, per esempio, l’ho scritto dopo che un mio zio ha tentato il suicidio per la seconda volta, volevo descrivere quel momento traumatico, comunicare con lui». Un’altra traccia, «Soak», racconta di una violenza di un uomo su una donna dal punto di vista di lei: «Il crimine mi affascina e di storie del genere se ne sentono così tante… Mi chiedo cosa si possa pensare nel momento in cui ci si rende conto che la propria vita è nelle mani di un’altra persona e che non c’è via di fuga».

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