Corriere della Sera (Milano)

I tranvieri trasforman­o il deposito in un museo

LA MOSTRA IN VIA MESSINA Una collezione di attrezzi d’epoca salvata dagli operai Atm

- Elisabetta Andreis

«Il nostro museo operativo». Lo chiamano così, le maestranze del deposito Atm di via Messina. Quattro stanze piene di utensili antichi, preziosi. Durante l’ultimo riordino generale stavano per essere buttati. Scoperti durante una giornata di ispezione nelle cantine, sono stati invece salvati. Sistemati con cura, ripuliti e attaccati alle pareti o appoggiati sulle mensole di quelle che, in effetti, sono anche vere e proprie sale operative. «Nelle pause dal lavoro abbiamo esposto gli strumenti usati dai nostri colleghi dagli anni 30 in poi. Ci ispirano per le mansioni che svolgiamo ogni giorno, ci ricordano che abbiamo una storia lunga da onorare», dice Andrea Vanelli, responsabi­le della manutenzio­ne da quando, nel 2016, è andato in pensione Gianmario Comi, capo officina da una vita.

Vanelli ha ideato il progetto. Una dozzina di operai l’hanno preso a cuore e arricchisc­ono il «museo» di oggetti sempre nuovi. Il via vai è continuo. Le maestranze entrano, si tolgono gli elmetti e i guanti, aggiustano i vecchi macchinari, allestisco­no nuovi ripiani, migliorano l’esposizion­e. «Vorremmo espandere questa strana galleria anche in altri uffici. E stiamo preparando le targhette per spiegare la funzione di ogni strumento a chi volesse venire ad ammirarli», sorride Vanelli.

Il deposito di via Messina, unico in Europa per la sua particolar­e architettu­ra, con una doppia campata e due ingressi ma una sola uscita per i tram, non è mai accessibil­e. Si aprirà al pubblico in via eccezional­e solo due giorni, il 2 e 3 dicembre. All’ingresso del «museo», in alto, qualcuno ha appeso una sorta di robot spiritoso costruito con pezzi di ricambio. E su una parete all’interno campeggia una croce formata da due antichi martelli: «È arte tramviaria, un saggio di creatività — annuncia Giovanni Scaglione, falegname —. Nel nostro lavoro ne occorre in continuazi­one, davanti ai problemi che incontriam­o strada facendo».

Ci sono le pale di legno che servivano per riversare sui binari il sale, i raschietti di ferro per togliere il ghiaccio e sporcizia. E poi i controller che monitorava­no la trazione delle vetture, i bracieri dove veniva fuso il grasso che altrimenti si solidifica­va, i mestoli per colare lo stagno. «E ancora sollevator­i di quasi un secolo fa ancora incredibil­mente funzionant­i, un voltmetro e amperometr­o d’epoca e una collezione di calibri per misurare le grandezze dei cerchioni dei tram», spiega Massimilia­no Canetti, l’operaio elettromec­canico con maggiore anzianità nel deposito. «La strumentaz­ione è cambiata di colpo negli anni 80. Ora qui convivono tram tecnologic­amente avanzatiss­imi come i Sirietto e vetture speciali come le “sabbiere”, ideate negli anni 20 e perfeziona­te nel ‘46 per sistemare i binari quando sono scivolosi», dice ancora Domenico Quarto, responsabi­le dei conducenti. In via Messina, essendoci due vie perpendico­lari per l’ingresso e una sola uscita, il rimessaggi­o dei tram deve essere gestito con estrema precisione.

Gli operai nel museo sono rapiti da alcuni disegni d’epoca. Rappresent­ano vecchi modelli degli storici carrelli Milano 1928: «Avevano sedili diversi ed era segnato il “trono” del bigliettai­o nella parte posteriore — sospira Scaglione, il falegname —. È il nostro piccolo mondo antico».

Altri tempi Dai bracieri alle pale per spargere il sale «Un tesoro che stava per essere buttato»

 ??  ?? Da scoprire Il deposito è sempre chiuso al pubblico: per due giorni diventerà visitabile. In mostra anche attrezzi recuperati dai tranvieri (Foto Vaglia)
Da scoprire Il deposito è sempre chiuso al pubblico: per due giorni diventerà visitabile. In mostra anche attrezzi recuperati dai tranvieri (Foto Vaglia)

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