Ambrogini, si cambia
Il richiamo dopo i veleni sul nome di Poggi. Ma i partiti si spaccano La maggioranza vuole una commissione tecnica, stop dal Carroccio
Nuove regole per gli Ambrogini. Beppe Sala lancia un messaggio al Cons igl io comunale. « Bi sogna ripensare agli Ambrogini: sono diventati merce di scambi politici».
Nuove regole per gli Ambrogini. Beppe Sala lancia un messaggio al Consiglio comunale. «Prima o poi bisogna ripensare a questo tema degli Ambrogini che, è sotto gli occhi di tutti, da molti anni è diventato anche un po’ merce di scambio della politica » . L’elenco dei candidati alla benemerenza civica è in attesa della sua firma. Ma intanto esplode il caso del giornalista Vladimiro Poggi, proposto dalla Lega Nord tra le 15 medaglie d’oro, nonostante nel 2008, quand’era assessore alla Sicurezza nel Comune di Caorso (nel Piacentino), fosse finito nei guai per una vicenda di droga. Il sindaco, interpellato a margine della giornata politica con il candidato Gori, chiarisce che del caso Poggi «ne parlerò con il presidente del Consiglio comunale».
La conferma che oggi la lista dei benemeriti rispetta le regole del manuale Cencelli arriva da più parti. C’è chi, come Basilio Rizzo (Milano in Comune), suggerisce «sia il sindaco a indicare i nomi per gli Ambrogini. Perché la funzione aiuta ad essere più equilibrati e il sindaco risponde a tutta la città e non agli interessi di parte. Se invece si decide che il Consiglio deve avere un ruolo — aggiunge Rizzo — allora non deve essere possibile ricondurre il nome proposto al partito che lo propone. Oggi gli Ambrogini sono oggetto di una lottizzazione e questo svilisce il premio » . Elisabetta Strada, della lista Sala, aggiunge: « Troppo spesso non si guarda alla qualità del candidato ma ad altri interessi. È giusto che il Consiglio abbia voce ma forse servirebbe una commissione sopra le parti che faccia la scelta finale».
Ma facciamo un passo indietro. Perché non è la prima volta che gli Ambrogini finiscono nella bufera e sono oggetto di una revisione. Nel novembre 2006, undici anni fa, fu il sindaco Letizia Moratti a chiedere all’Aula di mettere un po’ d’ordine in quel gran bailamme che era diventata la corsa alle benemerenze civiche del 7 dicembre. In sostanza, invitò i consiglieri a presentare candidature condivise, perché diversamente non le avrebbe firmate. Sette anni più tardi, nel 2013, qualcosa effettivamente cambiò: il numero delle benemerenze venne dimezzato da 70 a 35. E, paradossalmente, da allora è stato rispettato anche il criterio del voto unanime. Fermo restando che ogni gruppo esprime «un numero di nomi proporzionali al peso della propria rappresentanza politica», precisano alcuni consiglieri.
Chi non è disponibile a cambiare regole è Alessandro Morelli, capogruppo della Lega a Palazzo Marino: «La questione Poggi finì con un non luogo a procedere. Sono incredulo. In un Comune che ha assegnato Ambrogini alle madri dei giovani del Leoncavallo occupanti abusivi da decenni, si fa campagna contro un nostro candidato che ha la fedina penale pulita? Sbagliato cambiare le regole, perché le benemerenze sono un premio alla Città non alla maggioranza che esprime il sindaco».