Corriere della Sera (Milano)

Mantova scaccia l’incubo «Biopig»

Delibera del Consiglio comunale di Schivenogl­ia contro l’insediamen­to di suini della Biopig Rispettato il risultato del referendum. Gli ambientali­sti: «Avrebbe avuto solo impatti negativi»

- Di Sabrina Pinardi

Cala il sipario sul progetto di una maxi-porcilaia Biopig a Schivenogl­i, nel Mantovano. Ieri pomeriggio il Consiglio comunale ha votato «sì» all’unanimità a una delibera presentata dalla maggioranz­a.

MANTOVA Dai balconi delle case di Schivenogl­ia, un migliaio di abitanti in provincia di Mantova, ieri pomeriggio sono sparite le lenzuola con la scritta «No Biopig», appese ormai fin dallo scorso aprile. Non servono, e la gente di qui spera non serviranno, più. Con il sì unanime del Consiglio comunale a una delibera presentata in aula venerdì sera dalla maggioranz­a, sul progetto della maxi porcilaia della Biopig di Luigi Cascone è calato il sipario (salvo ricorsi dell’imprendito­re). Il sindaco di Schivenogl­ia, Katia Stolfinati, del resto, l’aveva promesso: se al referendum comunale del 24 settembre scorso l’avesse spuntata il «no», l’amministra­zione comunale avrebbe negato la deroga al piano regolatore necessaria per costruire l’impianto. E così è stato. Senza aspettare l’esito della Valutazion­e d’impatto ambientale, che era previsto, dopo un primo rinvio, per il 13 dicembre.

La vicenda risale all’estate del 2016, quando la Boiopig Italia di Nogara (in provincia di Verona) che già gestisce un altro allevament­o in paese, chiede di costruire un nuovo impianto intensivo capace di contenere oltre diecimila suini. E questo nonostante esista una variante al piano regolatore del 2011, condivisa anche dai Comuni limitrofi, che vieta ulteriori insediamen­ti di maiali, perché a Schivenogl­ia di suini — a detta di tutti — ce ne sono già fin troppi: dieci per abitante, più del triplo della media provincial­e pro-capite.

Il Comune dà un primo parere favorevole, ma per far procedere l’iter serve la Valutazion­e di impatto ambientale rilasciata da Provincia e Regione. E le cose, a questo punto, si complicano: a febbraio escono i primi articoli di giornale e i primi servizi sui media L’impianto doveva contenere oltre 10 mila capi in un’area che ne conta 10 per abitante dedicati alla futura maxi porcilaia e così un gruppo di cittadini agguerriti crea il comitato Gaeta (acronimo di «Giusta attenzione per ecologia, territorio e ambiente»). Il resto è storia recente: il sindaco non fa passi indietro ma indice un referendum comunale. Il 24 settembre il paese decide che non vuole Biopig: i no vincono con il 53 per cento e il primo cittadino, a questo punto, si adegua alla volontà della maggioranz­a.

«Era l’unica scelta giusta possibile — commenta Maura Cappi, presidente del comitato Gaeta —. Questo insediamen­to avrebbe avuto un impatto negativo sull’ambiente e non avrebbe portato alcun vantaggio occupazion­ale». I timori maggiori riguardava­no l’acqua e l’aria: «Ci sono valori critici in diversi pozzi privati e due pozze di captazione servono diversi comuni dell’area. Il rischio di inquinamen­to delle falde sarebbe stato alto. Per quanto riguarda l’aria, il nostro comune, con Mantova e il vicino Borgofranc­o sul Po, è da diversi anni quello con più sforamenti nei limiti di Pm10 e Pm2,5. Serve, quindi, rispettare principi di precauzion­e prima di valutare nuovi insediamen­ti come questo, che tra le altre cose avrebbe anche fatto aumentare il traffico di mezzi pesanti di almeno otto camion all’ora». Con indubbi riflessi pure sulla salute pubblica dei cittadini del comune e delle zone limitrofe: «Schivenogl­ia — aggiunge infatti Umberto Macchiella, che nel comitato si occupa di dati e ricerche — conta purtroppo già il 40 per cento in più di neoplasie e malattie cardiache rispetto alla media provincial­e».

Tra gli oppositori di Biopig si sono schierati anche il Movimento animalista Mantova e i Cinque Stelle: «Questo allevament­o — ha commentato il consiglier­e regionale del Movimento Cinque Stelle Andrea Fiasconaro — non aveva senso da molteplici punti di vista. Non siamo contrari agli allevament­i intensivi ma questa era pura speculazio­ne».

La concentraz­ione

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La protesta Una delle manifestaz­ioni anti-porcilaia organizzat­a dagli ambientali­sti. Ora gli striscioni possono essere riposti

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