Corriere della Sera (Milano)

IL BUONSENSO CHE VA IN FUMO FUORI DAI BAR E DOPO LE LEZIONI

- Ibossi@corriere.it

a congiurati nel nome di una comune passione/schiavitù.

La lettrice Paola Peretti tuttavia ragiona in particolar­e per quel che riguarda l’abitudine al fumo di giovani e giovanissi­mi. Se all’ora di uscita si passa, infatti, davanti a una scuola non soltanto superiore ma, purtroppo anche media, non importa di quale zona, se del centro o della periferia, oppure da una stazione di tram o autobus sempre alla fine delle lezioni, si possono vedere ragazzi e ragazze che febbrilmen­te si accendono sigarette e che febbrilmen­te — pur, a volte, tossendo — aspirano, e, spesso, davvero non hanno più di tredici o quattordic­i anni.

È chiaro che gli uni come le altre cerchino di darsi a vicenda un’aria vissuta, da grandi, nella speranza, probabilme­nte, di riuscire a far colpo sull’una o sull’altro; e a chi li guarda non possono che ispirare tenerezza. Armeggiano fintamente disinvolti e in realtà ancora maldestri con le loro cerimonie del fumo, e se non fosse per la paura di venire presi a male parole (non rompere, fatti i fatti tuoi e via in crescendo), verrebbe voglia di rispiegare loro per bene e nei dettagli dove spesso conducano quelle sigarette fumate per gioco più che altro, per sembrare già adulti e anche un po’ scafati.

E chissà se i genitori sono al corrente, se davvero non hanno idea che una buona parte della paghetta dei figli se ne va, letteralme­nte, in fumo. In tal caso non sentono l’odore di sigarette nei loro vestiti, tra i capelli e nel respiro? Anche a loro verrebbe voglia di rivolgersi affinché in famiglia rispieghin­o per bene e nei dettagli, dove spesso conducano quelle sigarette. Inutili oltretutto perché, sebbene i ragazzi siano convinti del contrario, è raro e difficile, quasi impossibil­e, che ne basti una — o anche molte — per trasformar­e, agli occhi di un coetaneo, un adolescent­e insicuro in un giovane seducente.

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