PANE E SALE L’ASSE DEL MALE ALIMENTARE
Si susseguono le campagne per correggere le nostre abitudini alimentari. Una delle più recenti è quella contro l’eccesso di zuccheri nelle bevande: una riduzione del 30 per cento, dicono i promotori, permette «d’invertire l’epidemia di obesità». Basta guardarsi in giro: soprattutto le ragazze e i ragazzi sovrappeso sono ancora troppi. Bisogna dire tuttavia che i produttori si sono subito adeguati: gli spot pubblicitari delle varie bibite esaltano «l’assenza di zuccheri». E adesso, o meglio ancora una volta nel giro dell’ultimo quinquennio, tocca al sale (se non sbaglio l’attuale imputato è scomparso solo dall’insegna tradizionale «sali e tabacchi»). L’Organizzazione mondiale della sanità è categorica: il consumo giornaliero ideale dev’essere inferiore ai cinque grammi. E l’Istituto superiore della sanità, che nel 2012 lanciò lo slogan «Meno sale più salute», assicura che noi italiani siamo ancora molto lontani dalla quota ideale: ne consumano 9,5 grammi gli uomini e 7,4 grammi le donne. Certo, andava peggio nel 2008 sicché se ne potrebbe trarre conforto. Però non è sufficiente. Sul banco degli accusati c’è anche il pane. I giornali hanno registrato tempo fa un accordo fra il Ministero della salute e i panificatori per una riduzione graduale del cloruro di sodio nella pagnotta; ma come procede la decurtazione: siamo ancora sopra o sotto l’indice Oms? Nel frattempo converrebbe condire i nostri pasti con il sale della sapienza.