Corriere della Sera (Milano)

Ema, dossier sui difetti delle città avversarie

Oggi a Bruxelles la scelta, Sala e Maroni attendono in città Il governator­e è fiducioso: la nostra candidatur­a è vincente Salgono le quotazioni di Bratislava, il nodo dei veti incrociati E spunta il dossier che raccoglie i «difetti» delle avversarie

- Di Maurizio Giannattas­io

È una lotta all’ultimo voto e all’ultimo respiro. Alla vigilia del verdetto di oggi, la partita per ospitare l’Ema si complica. Principale avversaria da batte- re e data per favorita è Bratislava. La vera sfida si giocherà nella prima delle tre possibili votazioni segrete. Ci sono almeno quattro città per tre posti. È questa la porta stretta in cui si deve infilare Milano. A Bruxelles è tutto pronto. A Milano si resta in febbrile attesa. Il sindaco Sala seguirà la «partita» da Palazzo Marino. Il presidente lombardo Maroni non è scaramanti­co: «Vinciamo, me lo sento». E un dossier svela i «difetti» delle altre città europee candidate a ospitare la sede Ema.

Èuna lotta all’ultimo voto e all’ultimo respiro. Alla vigilia del verdetto di oggi, la partita per ospitare l’Ema si complica. Principale avversaria da battere e data per favorita è la slovacca Bratislava, ma senza perder di vista Amsterdam e Copenaghen. La vera sfida si giocherà nella prima delle tre possibili votazioni segrete. Ci sono quattro città per tre posti. È questa la porta stretta in cui si deve infilare Milano per poter ambire a ospitare l’Ema in trasloco da Londra causa Brexit. A Bruxelles è tutto pronto. A Milano si resta in febbrile attesa. Il sindaco Beppe Sala seguirà la «partita» da Palazzo Marino in collegamen­to con il suo capo di gabinetto, Mario Vanni. Anche il governator­e Roberto Maroni aspetterà il responso a Palazzo Lombardia. Il presidente lombardo non è scaramanti­co: «Domani (oggi per chi legge, ndr) vinciamo, me lo sento. Milano è tecnicamen­te la candidatur­a più forte e l’Europa deve fare grande attenzione all’area del Mediterran­eo, specialmen­te dopo la Catalogna. Inoltre io sono un uomo fortunato».

Ma la «fortuna» questa volta deve fare i conti con un sistema di voto complesso e astruso che permette trappole e tranelli soprattutt­o al primo turno. Ogni Paese ha a disposizio­ne sei voti: tre per la prima scelta, due per la seconda e una per la terza. Se una delle città riesce a ottenere 14 voti di prima fascia (ossia il voto da 3 punti) la partita finisce lì. Altrimenti, ed è quasi sicuro, si passa al secondo turno, dove ogni Paese ha a disposizio­ne un voto. La città che raggiunge 14 voti si aggiudica Ema, altrimenti si passa al terzo turno dove vince chi ottiene più voti. In caso di pareggio si ricorre al sorteggio. Le insidie maggiori per il capoluogo lombardo si annidano nella prima votazione. Dove occorre raggranell­are tra i 20 e i 25 voti per accedere alla sfida a tre.

La partita è a quattro: Milano, Amsterdam, Copenaghen e Bratislava, ma solo tre passano. Dato per scontato che almeno 18 Paesi daranno il voto massimo alla propria città, i giochi si faranno sui voti da due e un

punto, cercando di escludere chi ha maggiore chance di vittoria dal punto di vista tecnico. Milano, sotto questo riguardo , ha risposto in maniera eccellente ai criteri richiesti dalla Ue per il trasferime­nto dell’Ema a partire da una sede prestigios­a e operativa da subito come il Pirellone. Qui entrano in ballo gli accordi politici e strategici tra i vari Paesi. Con il blocco del Patto di Visegrad che punta su Bratislava (unico Paese che non ospita un’Agenzia europea, ma assolutame­nte carente dal punto di vista tecnico) sostenuta dalla Germania a caccia di voti per poter portare a casa l’Eba, l’Autorità bancaria. Da Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia non arriverà nessun voto per Milano. Mentre l’Ungheria è ancora in bilico. E probabilme­nte non arriverà nemmeno dall’Austria che ha come candidata Vienna, ma non disdegnere­bbe la vittoria di Bratislava visto che l’aeroporto che collega la capitale della Slovacchia è proprio quello di Vienna. Analogo discorso per i Paesi del Nord che però si dividono sulla scelta tra Amsterdam e Copenaghen. Mentre Milano può contare, ma anche qui le voci sono contrastan­ti, sui Paesi Baltici (Lituania, Estonia e Lettonia) che non hanno candidato le loro città, su Cipro e in parte sui Paesi del Sud che però in molti casi hanno una propria città candidata. Su Milano ci potrebbe anche essere Malta che ha rinunciato alla sua candidatur­a. Ma se Milano dovesse passare al secondo turno la situazione cambierebb­e con il blocco dei Paesi del Sud pronti a convergere sulla città.

Resta il fatto che Milano «tecnicamen­te» ha risposto a tutti i requisiti della Ue, mentre le principali avversarie hanno delle criticità. Un dossier le raccoglie tutte. Bratislava: non c’è il gradimento dei dipendenti Ema, la ricettivit­à alberghier­a è insufficie­nte, l’aeroporto è quello di Vienna, c’è l’opposizion­e di molti paesi, scandinavi, perché la città offrirebbe tutele insufficie­nti per i pazienti. Amsterdam: sede in costruzion­e, necessità di un «doppio trasloco», aeroporto congestion­ato, mercato immobiliar­e costoso. Copenaghen: sede spalmata in edifici diversi, città decentrata rispetto alla geografia Ue, immobili dai prezzi altissimi, ricettivit­à alberghier­a insufficie­nte, spesso sold-out, città «piccola» (mezzo milione) con un indotto insufficie­nte per le esigenze di Ema.

Ma al di là di tutte le consideraz­ioni possibili, quello che farà la differenza sono gli accordi segreti e sottobanco che proseguira­nno fino al momento del voto. Ema è una grande scommessa dove neanche i bookmaker riescono a fare pronostici certi. Cambiano ogni ora.

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Da Londra... ...a Milano?
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I grattaciel­i Sopra la sede londinese a Canary Wharf. Sotto, la sede proposta, il Pirellone
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