Corriere della Sera (Milano)

Daniel, il clochard letterato. «Così dimentico anche il freddo»

- Elisabetta Andreis

Ai margini di Bookcity, sotto il portico di via Broletto: un materasso per terra, coperte, una bottiglia d’acqua. A lato, una pila di libri: nella «casa» del clochard Daniel, 48 anni, non mancano mai. «Da bambino, in Romania, leggevo Jules Verne e Il giro del mondo in 80 giorni, oppure Tre uomini in barca. Sono partito presto: prima Roma, poi Milano. Ho imparato bene l’italiano, facevo il muratore. Poi è finita — racconta —: dal 2012 non ho un tetto e ho smesso di cercare lavoro, perché non lo trovo. Quattro anni fa mi sono sistemato qui, la gente che abita vicino mi conosce e mi presta i libri. Io li leggo, tutto il giorno. Poi li restituisc­o». È la dignità di una vita che alla lettura non rinuncia. «Iniziano a farmi un po’ male gli occhi, allora una signora con la bancarella vicino a Cairoli mi ha regalato un paio di occhiali. Non sono proprio giusti per me, ma quando sono stanco li metto». Fa strano, forse, parlare di letteratur­a per strada. «Mi piacciono i libri ambientati a Milano e quelli per sognare posti che non ho mai visto. I romanzi, i gialli. Di Donato Carrisi mi hanno prestato vari volumi, mi è piaciuto Il maestro delle ombre. Poi Jo Nesbo, John Irving, Marco Malvaldi. Quando leggo mi dimentico anche il freddo». E ad andare in giro in questi giorni per gli eventi gratuiti di Bookcity, ci ha pensato? «Ma no. Penserebbe­ro che non si fa. Io sono solo un barbone». Eppure, legge di più (molto di più) della media dei milanesi.

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Passione Il clochard romeno Daniel con i suoi libri

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