Corriere della Sera (Milano)

Il violinista Ara Malikian tra tango e note arabe

- Di Enrico Parola a pagina

Ne «Le mie prime quattro stagioni» ha rivisitato Vivaldi a modo suo, nel concerto che terrà domani al Dal Verme (ore 21, via San Giovanni sul Muro 2, € 28-40) creerà, col suo quintetto d’archi, cui si aggiungono una chitarra e due percussion­isti, la sua tipica, originale commistion­e di ritmi di tango e flamenco, di melodie arabe, ebraiche, gitane e klezmer. Prima ancora che uno strumento per viaggiare nella musica, per Ara Malikian il violino è stato un mezzo per allargare i suoi confini geografici e addirittur­a per salvarsi la vita. Addirittur­a. «Sono nato a Beirut nel 1968 e vi sono cresciuto durante i bombardame­nti; potei scappare grazie al violino: lo suonavo bene e un mecenate mi procurò una borsa di studio ad Hannover. Quello stesso violino che aveva già salvato la vita a mio nonno: era armeno e non sapeva suonarlo — gliel’aveva regalato un amico — ma fece finta di essere un membro di un ensemble che doveva andare in tour e riuscì a scappare in Libano». Il talento c’era, come certifican­o le esibizioni tenute nella prima parte della sua carriera al Musikverei­n di Vienna o alla Carnegie Hall di New York. Poi la decisione di far vibrare sulle quattro corde le sue origini e le sue idee personali sulla musica; i frutti sono stati copiosi: oltre 40 dischi e anche colonne sonore, ad esempio per Almodovar.

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Libanese Il violinista Malikian

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