Ex calciatore scomparso «L’hanno ucciso»
Introvabile da giorni. La denuncia dei familiari
Da dieci giorni non c’è notizia di Andrea La Rosa, ex calciatore 35enne. Insieme a lui, spariti telefonino e macchina. La famiglia ha denunciato ai carabinieri la scomparsa. Con il trascorrere delle ore, crescono i timori che sia stato ucciso. Silenzio totale degli investigatori. Il cellulare è spento e non c’è nessuna traccia dell’auto. Il suo nome non comparirebbe nelle liste di imbarco degli aeroporti. Chi lo conosce, dice: «Nessun problema, nessun motivo di sparire. È un ragazzo serio e con la testa sulle spalle».
Il telefonino è spento da dieci giorni. Quasi due settimane di silenzio totale. Il buco nero che ha inghiottito Andrea La Rosa è un mistero senza soluzione. Un mistero divenuto, con il trascorrere delle ore, ancor più minaccioso. Il sospetto della famiglia di questo ragazzo milanese di 35 anni compiuti venerdì, non è soltanto che possa essergli accaduto qualcosa di brutto ma che Andrea sia stato ucciso. I carabinieri mantengono un riserbo che allunga ulteriori, «allarmanti» timori. Il parlare poco e anzi non parlare per niente degli investigatori (anche se lavorano senza sosta), di solito è circostanza che anticipa un unico scenario: la faccenda è seria. Dannatamente seria.
Gli ultimi incontri
Andrea La Rosa è nato in città il 24 ottobre 1982. Ha lavorato nel mondo del marketing e delle vendite commerciali, ed è un ex calciatore semiprofessionista con esperienze in Serie C, tra le altre nella squadra salentina del Casarano. Quando ha smesso con il calcio giocato, ha iniziato con buoni successi la carriera da dirigente sportivo. L’ultimo incarico ricoperto è quello di direttore sportivo del Brugherio 1968, una società brianzola che milita nel campionato d’Eccellenza. In passato, Andrea aveva svolto lo stesso ruolo alla Cinisellese e al Desio calcio.
Martedì 14 novembre, il 35enne era proprio a Brugherio, nella sede della società, in occasione della presentazione del nuovo allenatore della prima squadra, Marco El Sheikh. Poi, da giovedì 16 novembre, s’è azzerato ogni contatto. La famiglia ha denunciato la scomparsa ai carabinieri di Milano, dove La Rosa vive nella zona di via Ripamonti. Sembra che, prima di sparire, avesse un appuntamento con un amico, forse in periferia. Nessuno sa se davvero i due si siano incontrati. Su questo particolare punto, gli inquirenti osservano un silenzio tassativo. Una certezza in ogni modo c’è e sarebbe rivelatrice: dopo la denuncia di scomparsa, le indagini sono state assunte quasi immediatamente dai carabinieri del Nucleo investigativo. Non un passaggio frequente: al contrario, un segnale della massima attenzione che gli investigatori dedicano al fascicolo (tecnicamente si tratta di una semplice denuncia di scomparsa di una persona maggiorenne, come ce ne sono molte in città). Perché è assai probabile che fin da subito ci siano stati inequivocabili «segnali» d’allarme fra gli stessi carabinieri.
La targa introvabile
La Rosa non ha precedenti, non ha mai avuto un problema con la giustizia. Chi di lui parla al Corriere lo descrive come un ragazzo serio, affidabile, la testa sulle spalle. Diploma scientifico, Andrea ha lavorato per aziende importanti del marketing e della pubblicità, come Publitalia80. Quando aveva 12 anni, ha vissuto per un anno negli Stati Uniti e dal maggio all’agosto del 2006 ha seguito uno stage di formazione in Svezia per il Milan. «Uno a posto» si limitano a mormorare gli inquirenti. Dal suo passato non sono emerse «anomalie», di nessun tipo e su nessun versante. Con Andrea è scomparsa anche la sua macchina. Non si trova. La targa è stata inserita nei sistemi di rintraccio delle forze dell’ordine; chiunque la individui, deve contattare i carabinieri di Milano. Di sicuro la vettura non è transitata sotto le telecamere capaci di rilevare automaticamente le targhe delle vetture: ovvero, niente autostrade e nessuna «segnalazione» anche dagli impianti di controllo installati
L’agenda Sembra che lo sportivo avesse fissato un appuntamento con un amico in periferia
in numerose località dell’hinterland milanese e della Brianza. Sono gli stessi occhi elettronici, per intenderci, che avevano «catturato» la targa dello scooter usato dal killer Claudio Giardiello, in fuga dopo la strage in Tribunale nell’aprile 2015.
Le liste d’imbarco
Gli investigatori non avrebbero per il momento avuto «risposte» nemmeno dai movimenti bancari, quali ad esempio eventuali ingenti prelievi, preparatori a una partenza. Il nome di La Rosa non figura nelle liste di imbarco dei voli in uscita dagli aeroporti nazionali. Non avrebbe improvvisamente lasciato l’Italia e del resto «non aveva motivo per allontanarsi, non è una persona da colpi di testa. Al contrario, è uno attento e scrupoloso. Mai avrebbe fatto qualcosa senza comunicarlo» ripetono i parenti e gli amici, negli ultimi giorni ascoltati più volte dai carabinieri. La paura della famiglia è che Andrea possa essere stato tradito, da un estraneo o forse da un conoscente. Le indagini partono dagli ultimi che lo hanno visto. Dopodiché bisognerà incrociare i tabulati del telefonino per ricostruire gli spostamenti a ridosso della data di scomparsa. Ma, come detto, da quasi due settimane il cellulare è spento: la voce del messaggio automatico di Telecom Italia è un suono ormai supplizio per i parenti. In una distanza temporale in rapida progressione, calano le concrete speranze di ritrovarlo vivo. Andrea non s’è perso; Andrea potrebbe essere stato ucciso.