Corriere della Sera (Milano)

Al Museo della Scienza le mini cantine trovano una vetrina

Degustazio­ni, racconti d’impresa e artigianat­o a Vi.Vite. In fiera sessanta coop che producono vini

- Stefano Landi

Il mercato I soci in Italia sono 140 mila, le imprese 498. Rappresent­ano il 50% della produzione doc

Chiacchier­e e brindisi, per bersi via l’immagine un po’ ingessata di chi si riempie la bocca parlando di vino.

Vi.Vite non è una fiera come ce ne sono altre. È più una festa in cui sessanta delle 498 cantine cooperativ­e italiane si mettono in vetrina con un bicchiere in mano. Alla prima edizione (si chiude stasera, al Museo della Scienza e della Tecnologia) partecipan­o i ragazzi che hanno trovato un modo per dare sapore a una giornata uggiosa, così come gli anziani che giungono qui per ascoltare storie di avventure imprendito­riali vincenti. Comunque un pubblico di consumator­i, appassiona­ti e curiosi, ma non di addetti ai lavori.

Le cantine cooperativ­e rappresent­ano oltre il 50 per cento della produzione doc italiana per 4,3 miliardi di fatturato. La formula è quella storicamen­te universale dell’unione fa la forza. «Sei piccolo nelle cose dove è bello essere piccoli, ma più strutturat­o e profession­ale per resistere agli scossoni di un mercato in continua evoluzione. Con un livello di enologi, agronomi e profession­isti molto più alto» spiega Federico Gordini, 36 anni, mente e braccio organizzat­ivo del weekend. Dietro alle cantine cooperativ­e c’è un universo di 140 mila soci. Quelli che portano le loro uve. Li unisce lo spirito di avventura condivisa: «Oggi la redditivit­à conta quanto la qualità» spiega Marco Stenico della cooperativ­a pavese Terre d’Oltrepò. «Il mondo delle birre artigianal­i è riuscito in modo più diretto a crearsi un’immagine fresca. Un evento così a Milano può aiutarci a cambiare il modo di comunicare le nostre bottiglie», aggiunge Emiliano Bernardi che qui ha portato i vini marchigian­i della Colonnara.

Mattoni a vista e ritratti degli ospiti, che vogliono farsi immortalar­e, appesi alle pareti per completare una scenografi­a in continua trasformaz­ione nel salone delle Cavalleriz­ze del Museo della Scienza e della tecnologia. Un grande schermo avvolge l’ingresso con un video che racconta cosa significhi andare a vivere in campagna. «La gente potrà riscoprire la grande storia del vino italiano attraverso ritratti e racconti, intrisi di audacia, dei nostri soci produttori» spiega Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperativ­e agroalimen­tari. Numeri alla mano sono proprio le cantine cooperativ­e che trainano le esportazio­ni, con oltre un terzo del vitivinico­lo. «L’80 per cento dei 13 milioni di bottiglie che produciamo noi lo vendiamo tra Inghilterr­a, Germania e ora anche Cina» spiega Laura Bonfrate della cantina pugliese Due Palme. Nel cuore di Vi.Vite anche un palco per musica, cabaret (in collaboraz­ione con Zelig) e un mercato dedicato a chi usa il vino in un modo alternativ­o. Sui banchetti ci sono le lampade fatte con le bottiglie, sottobicch­ieri con i tappi di sughero, flipper costruiti con i cavatappi e le magliette stampate con inchiostro di vino, utilizzand­o gli scarti di lavorazion­e: la più bella recita «Des Passito». Pure lo spazio work-shop tiene alto lo spirito d’antan di tutto l’evento. La zona è stata ribattezza­ta «pane e salame». Si discute intorno a un tavolo, come fosse un dopo cena a casa di amici.

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