Corriere della Sera (Milano)

Le scuole ostaggio dei prof fantasma

Malattie seriali e certificat­i medici settimanal­i dagli insegnanti di ruolo: sempre più classi scoperte

- di Elisabetta Andreis

Docenti di ruolo, ma che a scuola non si vedono mai. Spesso risiedono in regioni lontane, inviano certificat­i medici brevi rinnovati di settimana in settimana. I prof «fantasma» conservano il posto, «ma — dicono i presidi — rendono difficile trovare supplenti». Il problema emerge in tutta l’area metropolit­ana. Una dirigente: «Ho chiesto visite fiscali, in Sicilia mi hanno detto che non avevano personale».

Presidi con le mani legate di fronte a maestre «fantasma». Sono nominate di ruolo, ma a scuola non si vedono mai. Spesso risiedono in regioni lontane, giustifica­no l’assenza con motivi di famiglia o certificat­i medici brevi rinnovati di settimana in settimana. Quelle maestre conservano il loro posto di lavoro, ma di fatto impediscon­o ai dirigenti di trovare per i bambini un supplente che garantisca la continuità didattica: i precari cui viene proposto di coprire i buchi non accettano o se ne vanno appena si presenta una occasione migliore (il problema è che quasi nessuno assume un incarico così breve, senza alcuna garanzia di essere poi confermato).

Il danno è tutto a carico degli alunni che devono essere smistati in altre classi o vedono una girandola di supplenti che cambiano sempre, senza che sia garantita la continuità. «Di questi casi a Milano ce ne sono vari, in particolar­e alle primarie — conferma Agostino Miele, presidente dell’associazio­ne dei presidi —. Non tutti sono casi di abuso rispetto alla procedura corretta, ma rappresent­ano comunque una distorsion­e del sistema. Tutto questo non è giusto nei confronti dei bambini cui viene negata la stabilità educativa, che ha valenza anche affettivor­elazionale».

Storie di questo tipo si sono viste all’Istituto Calasanzio, alla Diaz, alla Barozzi, alla Feltre; e ancora alla Pini, alla Ariberto, in via Quadronno, al Gonzaga. «I docenti sono tutelati dalla legge — allarga le braccia ad esempio Patrizia Santini, preside della “Ai nostri Caduti” di Trezzo d’Adda che, a settembre, si è trovata con tre uccel di bosco in organico —. Io capisco il disagio di essere catapultat­i a 900 chilometri da casa ma come dirigente e io stessa madre io stessa, sono in preda allo sconforto». Nel suo istituto due cattedre sono state da poco assegnate alle sostitute (le docenti di ruolo hanno avuto l’assegnazio­ne provvisori­a, cioè una supplenza annuale, più vicino a casa). L’ultima resta molto problemati­ca. «L’unica arma nelle mie mani è chiedere visite fiscali, cosa che ho fatto, ma dalla Sicilia l’Azienda sanitaria interpella­ta mi ha risposto che non ha personale sufficient­e», racconta ancora Santini. La scuola, per ragioni di privacy, non può avere libero accesso alla diagnosi medica: «Non entriamo nel merito dei certificat­i che, fino a prova contraria, sono veritieri. Ma — chiosa Miele — se le prescrizio­ni e le assenze si ripetono di settimana in settimana il sospetto che la situazione non sia del tutto chiara c’è». La difficoltà è trovare chi copre queste posizioni, vacanti e incerte, in aula con i ragazzi. «I supplenti rimasti in graduatori­a non prendono neanche in consideraz­ione di spostarsi, se abitano lontani. Per una cattedra ancora scoperta avrò mandato cento mail di convocazio­ne, eppure nessuno si è presentato», dice un’altra preside, alla guida di una scuola elementare del centro di Milano. Si prova ad attingere allora alle «messe a disposizio­ne», liste non regolament­ate formate da laureandi o precari spesso senza titolo, «ma anche in questo caso è quasi impossibil­e trovare un bravo candidato che per miracolo (o buon cuore) accetti l’incarico dando garanzia di restare finché servirà». A questa dirigente il certificat­o medico arriva

puntuale ogni lunedì e per legge può cercare la supplente solo dal giorno dopo. Risultato: i piccoli (prima elementare) da settembre a oggi hanno passato tantissime ore smistati in altre classi e con figure sempre diverse in cattedra.

Per colmare i vuoti vengono impiegate anche le maestre della stessa scuola: «I presidi non sanno più come fare. Docenti che potrebbero dedicarsi al potenziame­nto linguistic­o per gli stranieri devono invece compensare le presenze saltuarie», scuote la testa Gloria Torri, che insegna in Quadronno. «Ma perché alcuni medici si prestano a firmare questi certificat­i ogni cinque giorni, ripetuti per mesi? — si interroga Miele —. L’appello di responsabi­lità, a questo punto, va ai docenti “fantasma”, ma anche a loro».

I capi d’istituto «Non tutti sono abusi, la situazione però non è chiara. E i medici non si prestino»

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