GESTI FORTI E PASSI FELPATI
I nonni, gli insegnanti, gli operatori della sanità, le badanti, gli sportivi e, proprio ieri, i suoi coscritti. Per le sei domeniche del suo primo Avvento da arcivescovo di Milano, Mario Delpini ha scelto di incontrare diverse categorie che compongono la comunità della diocesi che guida dal settembre scorso. Ma non passa giorno senza che nella sua agenda vi sia un incontro con comunità, gruppi, singoli rappresentanti del mondo con cui la chiesa deve misurarsi e che lui sta studiando in avvio di un mandato quasi decennale. Nel suo viaggio ambrosiano, Delpini ha scelto di incontrare le persone rispettando le suddivisioni proposte dalla quotidianità e di incrociarle con il Vangelo, ma anche di non cercare visibilità. Per esempio, è stato nel carcere di Bollate, al Pio Albergo Trivulzio, al Piccolo Cottolengo, alla Fondazione don Gnocchi senza giornalisti al seguito. Insomma, Delpini sta mantenendo fede all’immagine di «don Mario» cioè del parroco diventato arcivescovo, proposta da lui stesso nel giorno della sua nomina. Sia nei gesti che nelle parole. Ma ha anche già mostrato di saper prendere posizioni nette, come ha fatto esortando i cristiani a reagire di fronte alla corruzione e alle connivenze con le mafie e come ha fatto proprio ieri rileggendo criticamente il ‘68 di fronte ai suoi coetanei del 1951. Anche per questo, dunque, è legittimo aspettare con una certa curiosità la serata del 6 dicembre, quando l’arcivescovo-parroco pronuncerà il suo primo Discorso alla città.