I profughi via dalla Montello
Nell’ex caserma accelerate le operazioni di trasferimento. I duecento immigrati ospitati in altre strutture
Sono ancora poco più di duecento. Ma entro la fine dell’anno i richiedenti asilo ospitati nel centro d’accoglienza straordinaria (Cas) «Montello» dovranno trasferirsi. Il destino dell’ex caserma è già programmato in maniera ufficiale da almeno due anni all’interno di un maxi domino immobiliare che coinvolge lo Stato (oltre al Demanio, anche quattro ministeri), l’università Cattolica, il Comune e la Regione. La struttura di piazza Firenze sarà la futura «Cittadella della Polizia». Ma gli accordi parlano chiaro: va svuotata prima di Capodanno per permettere il via ai cantieri che ne ridisegneranno il futuro.
Negli ultimi mesi la prefettura ha lavorato per quasi dimezzare le presenze che occupano gli edifici storici che si affacciano su via Caracciolo. Nei momenti più difficili dell’emergenza migranti, le camere che in passato ospitavano gli uomini del battaglione trasmissioni Spluga dell’esercito (nel frattempo finiti alla caserma Perrucchetti) avevano sfondato la quota massima prevista di trecento persone per arrivare ad accogliere oltre 370 profughi. I trasferimenti iniziati dopo l’estate hanno però sempre coinvolto piccoli gruppi, spesso meno di cinque persone, dirottati verso altri centri d’accoglienza sparsi tra Milano e l’hinterland. Si era partiti con due viaggi a settimana, per poi passare a uscite quasi quotidiane che hanno ridotto il numero di ospiti a circa duecento, appunto.
Dopo l’Immacolata, però, nei piani della prefettura ci sarebbe un’accelerazione delle operazioni per rispettare la scadenza fissata al 31 dicembre, ribadita anche negli incontri tecnici dello scorso settembre, per sbloccare il risiko disegnato nel protocollo d’intesa: l’università di largo Gemelli che si allarga alla caserma Garibaldi, oggi casa delle Volanti, con quest’ultime destinate proprio in piazza Firenze. Nonostante nel bando di gara per l’affidamento della gestione fosse presente una clausola che permetterebbe di prolungare la funzione di centro d’accoglienza fino a marzo 2018, «qualora alla scadenza del medesimo contratto si renda necessario completare le operazioni di ricollocamento degli ospiti presso altre strutture del territorio metropolitano».
Il lavoro più frenetico delle commissioni territoriali, a cui spetta di decidere se accettare o bocciare le domande d’asilo insieme al crollo degli arrivi sulle coste italiane, e di riflesso in Lombardia e a Milano, è corso in aiuto. I dinieghi, da una parte, e la concessione di una delle forme di protezione previste, dall’altra — insieme a tutto il corollario (con numeri molto più esigui, però) di ricollocamenti in altri Paesi europei e rimpatri assistiti — ha liberato posti preziosi nella rete di Cas e Sprar (centri per la seconda accoglienza) in città e nell’area metropolitana. Senza che il turnover imposto fino alla scorsa estate dai continui arrivi rimpiazzasse i partenti. La prefettura ha così oggi una
discreta libertà di manovra per spostare gli ospiti rimasti alla Montello.
Per un centro destinato alla chiusura definitiva, un altro è pronto a cambiare ente gestore. Si è aperta la gara per l’ex Cie di via Corelli, finora gestito dal duo formato dalla francese Gepsa e dall’associazione Acuarinto. Il bando del valore di oltre tre milioni di euro affiderà l’accoglienza di 300 migranti dal 1° febbraio al 31 dicembre 2018 sulla base dell’«offerta economicamente più vantaggiosa».
Le collocazioni Il crollo degli arrivi ha liberato posti nei Cas e Sprar cittadini e dell’area metropolitana