Corriere della Sera (Milano)

La telecamera di Rogoredo spenta per mesi

L’impianto in via Sant’Arialdo, all’ingresso della zona di spaccio, riparato solo dopo mesi di guasti

- Di Andrea Galli

Una telecamera, benché spesso la tecnologia venga sventolata dai politici per garantire una maggiore sicurezza e tranquilli­zzare i cittadini, non risolve per forza i problemi. E figurarsi un’emergenza tragica quale il flagello del bosco della droga a Rogoredo. Però una telecamera, specie se

Rogoredo Il luogo è frequentat­o da adulti e minorenni Sei dall’inizio dell’anno i morti per overdose

posizionat­a in un punto strategico come in via Sant’Arialdo, a pochi metri sulla destra dall’uscita della stazione ferroviari­a, subito dopo il ponte e in coincidenz­a di uno degli ingressi «principali» nella piazza di spaccio, può aiutare. Può filmare non tanto i tossici quanto gli spacciator­i; filmare magari situazioni di violenza che sono avvenute ma delle quali non c’è traccia. Perché questa stessa telecamera è stata finalmente riparata ma dopo mesi di attesa e di ripetuti guasti.

Un po’ come successo, anche se qui le conseguenz­e potrebbero essere (ulteriorme­nte) peggiori, con uno degli impianti «fondamenta­li» per le indagini sull’uccisione di Marilena Negri, la 67enne di Affori trovata morta giovedì mattina nei giardinett­i di Villa Litta. Quella telecamera, ugualmente del Comune, che si trova sul versante di via Novaro, dove abitava la donna, colpita alla carotide con un coltello mentre portava a passeggio il cane e derubata della borsetta, ha un’ampia visuale sia sulla strada sia soprattutt­o sull’ingresso del parco, e dunque avrebbe potuto avere un’ampia copertura anche sulla scena del crimine e sulla direttrice di fuga dell’assassino. La telecamera, come raccontato da più di un frequentat­ore del parco al Corriere che ha incrociato le versioni con altre fonti, è stata sottoposta a manutenzio­ne nella mattinata di venerdì. L’intervento, è stato spiegato dall’amministra­zione, era in ogni modo programmat­o da tempo e affidato ad A2A. La telecamera puntava verso i tetti dei palazzi anziché verso il basso. I due casi, dal punto di vista tecnico, non sono uguali: se ad Affori l’anomalia era riferita per appunto al «posizionam­ento» dell’impianto, a Rogoredo era proprio l’apparecchi­o che non funzionava. Di fatto, trasmettev­a senza interruzio­ne una schermata nera. Il danno, come abbiamo detto, è stato sistemato e rientra, questa è la speranza, in un aumentato interesse per provare a contrastar­e l’ormai più grande luogo di spaccio d’Italia, con in coda minorenni e sessantenn­i, «pendolari» da ovunque, eroinomani debuttanti e di «ritorno». Da inizio anno sono stati già 6 i decessi, almeno quelli accertati, per overdose. L’ultima vittima era stata rapinata di documenti e portafogli e perfino della siringa che aveva in vena: siccome c’era ancora dell’eroina, altri drogati gliel’avevano presa per iniettarsi la sostanza mentre quell’uomo agonizzava oppure forse s’era già spento.

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Controlli Uno dei blitz delle forze dell’ordine nella zona, che resta però base di spaccio

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