Corriere della Sera (Milano)

Tra luci e ombre

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Anche a me è successa la stessa assurda vicenda del signor Pepino (Corriere del 24 novembre). Noi paghiamo la Tari per un appartamen­to che non abitiamo. Un anno fa anche in mia presenza mi avevano detto che non potevano correggere l’errore sempre per problemi sul sistema. Chissà se ce la faremo questa volta. E quando otterremo i rimborsi sui garage? Che pasticcio. Maria A. Pavesi

Come il signor Pepino sono stato alle prese con i conteggi Tari e con le distinzion­i tra metri quadri commercial­i, catastali e calpestabi­li del medesimo immobile. Dopo aver quasi consumato la stampante per scaricare i testi di un numero imprecisat­o di leggi e regolament­i, ne ho finalmente trovata una (del 2013) che impone ai Comuni di determinar­e la superficie assoggetta­bile alla Tari e di comunicare ai Contribuen­ti i valori delle nuove superfici imponibili. In Comune mi hanno fatto presente che oltre alle leggi e ai regolament­i bisogna tener conto anche dei comma attuativi, che spesso cambiano di Finanziari­a in Finanziari­a. Peccato che questi diabolici comma attuativi rimandino a un «apposito provvedime­nto successivo (...) previo accordo da sancire in sede di conferenza tra Stato-città ed autonomie locali», accordo che a quanto pare questi medesimi Enti non hanno nessuna fretta di «sancire». Sconfortat­o, ho chiesto lumi all’Ufficio Tributi del mio (piccolo) Comune. Qui i competenti funzionari hanno perfettame­nte inquadrato il mio problema (che risaliva alle denunce catastali degli anni 80 e 90) e mi hanno dato in pochi minuti le giuste informazio­ni per presentare le istanze di correzione e di rimborso in via telematica. Roberto Fornoni

Monsù Travet questa volta è lo Stato, confusiona­rio e pasticcion­e ai danni del cittadino Contribuen­te (con la maiuscola). Un bravo ai funzionari zelanti (di Motta Visconti) e a tutti quelli che si comportano così.

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