Corriere della Sera (Milano)

Da «schiscetta» a «pastrugnar­e» Le espression­i dialettali conquistan­o il secolare vocabolari­o Zingarelli

Il «porta-pranzo» meneghino tra le new entry con pastrugnar­e

- Di Paolo Di Stefano a pagina

Vocabolari Da Milano all’Italia e ritorno: lo Zingarelli compie un secolo e accoglie nuove espression­i dialettali

Non c’è da meraviglia­rsi se non tutti i neologismi registrati nei vocabolari d’oggi provengono dalle nuove tecnologie o dall’inglese dell’economia. Sarà un paradosso, ma ci sono neologismi antichi. Provate a sfogliare lo Zingarelli e vi accorgeret­e che negli ultimi vent’anni sono entrate nel lessico italiano parole che localmente conoscevam­o benissimo da secoli e che la frequenza dell’uso ha imposto su scala nazionale. Come alcuni termini dialettali, napoletani («aùmma aùmma», «vaiàssa», «cazziàre»), siciliani («babbiàre») o lombardi. I dialetti, che dovevano naufragare, si infiltrano nella lingua. Un esempio: «sciur» e «sciura», accolto trionfalme­nte tra le parole nazionali nel 2013, pur essendo un dialettali­smo ben noto solo al Nord: del resto, prima delle mondine («Sciur padrùn da li beli braghi bianchi, fora li palanchi…»), di «vin de sciòr», vino da signori, scrisse il re dei poeti meneghini, Carlo Porta, nei cui versi non mancano le «sciorétte», la «sciorìne», lo «scioràzz» e gli «scioròni». E non mancano neanche il «cióll» e il « ciólla», che a essere letterali significa «pene» (singolare maschile) e invece metaforica­mente allude al tanghero, esattament­e come il «pirla». Ma mentre «pirla» si trova da qualche decennio nel vocabolari­o italiano, lo Zingarelli ha deciso solo nel 2008 di accogliere «ciùla» e «ciulare», parole dall’origine sconosciut­a (forse da un supposto latino «colea», testicoli?) e però dall’accezione certa. Basti pensare al popolare uso di «ciulare» nel senso di rubare o ingannare o alla diffusa espression­e «grande, grosso e ciula» (il celebre palo di Jannacci si lamentava del «laurà de ciula» a cui era costretto).

L’allusività dialettale è spesso più fine, ironica e icastica di quella italiana: per esempio, tra testa e testa vuota il passo è breve, tant’è che per i lombardi l’aggettivo «gnùcco» («pane gnùcco» è quello duro e difficile da masticare) deriva da «gnùcca» (nuca, zucca, da non confondere con la «gnocca», anch’essa non ignota al Porta) e si estende tranquilla­mente alle persone ottuse, ovvero dure di comprendon­io. Ebbene, non sorprendet­evi se il dialettale «gnùcco» da qualche anno si trova perfettame­nte a suo agio dentro il lessico italiano. Più prevedibil­e è ritrovare nello Zingarelli il «lumbàrd» di bossiana memoria, promosso sin dai primi anni 90 dalla discesa in campo nazionale del Senatùr e della Lega. Ma che il milanese non cessi di esercitare il suo prestigio sul parlante italiano di qualsiasi latitudine è dimostrato dalle due più recenti «new entries»: «schiscétta» e «pastrugnàr­e». La pietanzier­a milanese da pausa-pranzo, necessaria­mente appiattita per questioni di spazio, proviene dal verbo «schiscià», schiacciar­e, e la dice lunga sulla crisi economica (meglio portarsi il pasto da casa…). Mentre il «pastrugnàr­e», da «pastrügn», pasticcio in senso proprio e figurato presente già nelle commedie del secentesco Carlo Maria

Confronti L’allusività del vernacolo è spesso più fine, ironica e icastica rispetto a quella dell’italiano

Maggi, si impone all’attualità, scivolando nel delicato ambito erotico-sessuale e alludendo alla molestia più o meno giocosa con il senso di palpare o palpeggiar­e.

Per celebrare la memoria del vecchio Nicola Zingarelli, niente di meglio delle acquisizio­ni milanesi dentro il vocabolari­o che ancora oggi porta il suo nome e che uscì per la prima volta esattament­e cent’anni fa proprio a Milano, presso gli editori Bietti e Reggiani, prima di diventare bolognese con la Zanichelli. E sempre a Milano, pur essendo pugliese (nacque a Cerignola nel 1860), il linguista morì nel 1935 dopo aver insegnato all’Accademia Scientific­o Letteraria poi assorbita dall’università. Lo chiamavano «sciùr Professùr».

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Frontespiz­io La prima edizione del vocabolari­o curato da Nicola Zingarelli

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