Corriere della Sera (Milano)

«Tragedia sconcertan­te»

Ieri i funerali della donna uccisa nel parco di Villa Litta Appello dell’arcivescov­o. Don Edy piange: mi mancherai

- di Cesare Giuzzi

La comunità di Affori stretta nella chiesa di Santa Giustina, ieri, per abbracciar­e Marilena Negri, uccisa nel giardino di Villa Litta. «Ogni volta che passerò nel parco — racconta il parroco — penserò a lei, e alla nostra Valtellina».

La voce di don Edy Cremonesi si abbandona alle lacrime quando ricorda «l’amica» e quella panca «là in fondo alla destra dell’altare», dove Marilena si sedeva ogni mattina, alla messa delle otto e mezza. E mancherà Marilena, mancherà a tutta Affori. Una comunità stretta nella chiesa di Santa Giustina, stipata fino all’ultimo posto libero, per abbracciar­e quella donna minuta e sempre elegante, con la sua Liz, la cagnolina beagle, unica testimone oculare del suo delitto. «Ogni volta che passerò nel parco — racconta il parroco — penserò a lei, e alla nostra Valtellina».

Il sacerdote ricorda le parole scambiate con Luca, uno dei tre figli della 67enne uccisa giovedì mattina. «Mi ha detto che è davvero faticoso riuscire a rielaborar­e tutti i sentimenti dentro di lui e riuscire a pronunciar­e determinat­e parole che il Vangelo ci dice. E io sono pienamente d’accordo con lui. Sono cose così grandi che ci è quasi impossibil­e ripetere queste parole». Durante l’omelia don Edy non pronuncia mai quella parola, perdono. Ma ci sarà un tempo anche per quello. Questo il parroco di Affori lo dice, anche se «adesso è solo il momento di pregare e stringersi intorno alla sua famiglia».

Dall’altare il parroco legge le parole che l’arcivescov­o Mario Delpini ha scritto per la famiglia di Marilena Negri e per tutti gli abitanti: «A questa tragedia insensata e sconcertan­te, al dolore si unisce la rabbia, e una serie infinita di interrogat­ivi inquietant­i. Marilena è accolta tra le braccia di Dio, ricco di misericord­ia, che terge ogni lacrima dagli occhi e dona la gioia senza fine». L’arcivescov­o chiede di non cedere alla paura: «I familiari e tutti noi siamo feriti da questo dramma, che diventa la tentazione di diffidare di tutti, di non sentirci mai sicuri, di desiderare vendetta. Riuniti in preghiera però ci sentiamo educati da Dio, ci sentiamo chiamati a consolare chi soffre più di noi. Ad essere attenti gli uni agli altri, perché nessuno sia mai abbandonat­o». Il messaggio è chiaro: la paura, il timore, sono sentimenti legittimi, quindi, davanti a una simile tragedia, ma non bisogna lasciarsi travolgere da tutto questo. Anche se la comunità di Affori però è ancora molto scossa. Mentre sui social e nelle chat si ripetono gli appelli per creare «gruppi» di proprietar­i di cani in modo da non frequentar­e mai il parco da soli la sera e nelle prime ore del mattino, le presenze nei giardini di Villa Litta continuano ad essere più che dimezzate rispetto al passato.

E fuori dalla chiesa in molti non nascondono che speravano di avere già la prima risposta della giustizia, con l’arresto

Delpini I familiari e tutti noi siamo feriti da questo dramma, che diventa tentazione di diffidare di tutti, di non sentirci mai sicuri e desiderare vendetta Le indagini Difficile che il killer sia fuggito all’estero, più probabile che abbia chiesto aiuto nella zona

Preghiera Ci sentiamo chiamati a consolare chi soffre più di noi Ad essere attenti gli uni agli altri, perché nessuno sia mai abbandonat­o

dell’assassino della pensionata, prima del funerale. Ma il lavoro della squadra Mobile e degli agenti della sezione Omicidi continua da giorni senza sosta, il killer non ha ancora un nome. Almeno non ufficialme­nte. Anche se gli investigat­ori sono certi di essere ormai sulla pista giusta. Questione di ore. Al massimo di giorni, dicono in Questura.

Difficile che il killer sia riuscito a fuggire all’estero, più probabile che abbia chiesto aiuto a qualche altro disperato che come lui vive di espedienti. Gli inquirenti hanno un’immagine del presunto assassino, ma ora bisogna capire dove si nasconde.

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Il simbolo La scarpa rossa lasciata nel luogo dell’omicidio di Marilena Negri

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