Ratti: così a Expo nascerà un quartiere pensatoio
Il progettista Ratti: nuova tecnologia, socialità e mobilità per la città del futuro
La città del futuro nell’ex area Expo: «Tra le tendenze più interessanti da esplorare ci sono lo spazio riprogrammabile, l’agricoltura urbana e la mobilità senza conducente. Con una forza lavoro altamente mobile e qualificata, la disponibilità di spazi di co-working e una varietà di meccanismi di sostegno». L’obiettivo è sperimentare nuove forme di socialità, mobilità e uso delle tecnologie. È l’idea dell’architetto e ingegnere Carlo Ratti, 46 anni, fondatore dello studio Carlo Ratti Associati con sedi a Torino e New York, direttore del Senseable City Lab al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, nonché progettista del masterplan sullo sviluppo del sito che ha ospitato l’Esposizione universale e che sarà illustrato stamattina a Cascina Triulza.
A ridosso della presentazione, Ratti spiega al Corriere la sua idea di città come motore dell’innovazione. Se una volta in periferia nascevano i quartieri-dormitorio, oggi ai confini con Rho-Pero si gioca la sfida di creare un quartiere-pensatoio da 1,2 milioni di metri quadrati (come 200 campi da calcio): di giorno ci sarà il laboratorio delle scienze della vita, mentre le residenze per la notte saranno ridotte ai minimi termini. «Durante gli ultimi decenni del XX secolo, la Silicon Valley è stata l’epicentro senza pari dell’innovazione high-tech — racconta Ratti —. Altre regioni hanno cercato di imitarne il successo, ma nessuna c’è riuscita. Nel ventunesimo secolo le cose stanno cambiando, come risulta dal numero crescente di sedi che appongono l’elemento chimico ai loro nomi: Silicon Alley (New York), Silicon Wadi (Tel Aviv), Silicon Sentier (Parigi ), e altre ancora. A Londra la nascita di Silicon Roundabout alla fine degli anni Duemila ha colto il governo britannico quasi di sorpresa. Dopo qualche tempo rinominato Tech City, il polo di innovazione nel vecchio quartiere di Shoreditch si è evoluto in uno dei principali motori economici e magneti di talenti d’Europa. Oggi ci sono grandi possibilità anche per Milano».
Nell’ex area Expo — dove a partire dal 2018 inizieranno i lavori per l’Human Technopole (il centro di ricerca avanzata sul genoma), il campus scientifico della Statale e il nuovo ortopedico Galeazzi — la società australiana Lendlease realizzerà un nuovo pezzo di città: una cinquantina di imprese farmaceutiche e biotecnologiche hanno già manifestato l’interesse a trasferirsi lì. In totale intorno al Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione ruoteranno quasi 70 mila persone, ma non ci saranno supermercati o centri commerciali tradizionali: anche lo smercio di prodotti alimentari sarà sperimentale. «Le città sono sempre state i più grandi motori del progresso umano — scandisce l’architetto —. Al centro del nostro progetto c’è l’idea di innovazione nel senso più ampio del termine».
In questo senso Expo sarà anche il primo quartiere di Milano e, forse, d’Italia a mobilità elettrica. Con l’ambizione di spingersi ancora più in là: «Le vetture a guida autonoma hanno iniziato a comparire sulle strade delle maggiori metropoli del mondo, con esperimenti da Pittsburgh, o a Singapore — spiega Ratti —. Credo anche l’Italia debba giocare questa partita. Soprattutto, iniziare a portare la self-driving cars significherà andare a pensare nuovi stili di vita, basati sulla condivisione e su sistemi di trasporto ibridi da pubblico e privato».