Le Pantere della Brianza sognano la B
La favola del Renate (4 mila abitanti) ai vertici della C e con la difesa più imbattuta d’Italia
Favola, miracolo, sogno: da qualche mese si sprecano gli appellativi per le «Pantere» del Renate Calcio. Una squadra figlia di una cittadina di soli quattromila abitanti, approdata al calcio professionistico solo sette anni fa, che adesso viaggia a vele spiegate (seconda in classifica) in Lega Pro con la difesa meno battuta d’Italia assieme a quelle di Roma e Napoli, autorizza a pensare in grande. Serie B.
Favola, miracolo, sogno: da qualche mese gli appellativi per definire ciò che stanno facendo le «Pantere» del Renate Calcio si sono sprecati. D’altro canto, una squadra figlia di una cittadina di soli 4 mila abitanti, approdata al calcio professionistico solo sette anni fa, che adesso viaggia a vele spiegate seconda in classifica di Lega Pro con la difesa meno battuta d’Italia assieme a quelle di Roma e Napoli, autorizza a pensare in grande. Tuttavia, nella società presieduta da oltre 25 anni da Luigi Spreafico e Giancarlo Citterio, ribattezzati «i presidentissimi», tutti preferiscono mantenere i piedi piantati bene in terra e puntare a quello che viene ancora considerato come l’unico vero obiettivo stagionale: i 40 punti che significherebbero la salvezza.
Il calcio non è una scienza esatta e la sconfitta rimediata domenica sul campo del Ravenna (terzultimo in classifica) dopo undici risultati utili consecutivi ne è la dimostrazione. Un bagno d’umiltà dal quale ripartire più forti di prima. «Ho qualche capello bianco e sapevo che certe partite come quella di domenica nascondo insidie pericolose — spiega il mister Roberto Cevoli —. Coi ragazzi avevo preparato il match al meglio, ma l’avere preso un gol dopo dieci minuti ci ha scombussolato i piani. Loro si sono difesi bene e noi abbiamo fatto fatica a costruire le nostre trame di gioco. Comunque, conosco moto bene i miei ragazzi e so che hanno un grande spirito di reazione. Ripartiremo con più rabbia e determinazione di prima». Nel frattempo, gli attestati e i messaggi di stima da parte degli appassionati di calcio di tutta Italia continuano ad arrivare. E non solo dall’Italia, ma anche dall’Olanda, dalla Francia e dall’Inghilterra, tanto che qualcuno è arrivato ad augurare alla compagine brianzola un futuro simile a quello del Leicester di Ranieri, vincitore contro ogni pronostico della Premier Legue un anno fa.
Il segreto di questa squadra, fondata nel 1947 da un gruppo di renatesi tifosi dell’Inter (da qui i colori sociali nerazzurri), può essere sintetizzato in tre parole: lavoro, competenza e passione. «Alle spalle abbiamo un’ottima società, solida, che evita gli sperperi e che paga puntualmente gli stipendi a fine mese — continua Cevoli —. I compiti sono ben definiti e si cerca sempre di risolvere i problemi nell’immediato, senza mai rimandarli a domani». Oltre alla difesa meno battuta d’Italia, il Renate Calcio vanta anche un altro piccolo record: sono 53 anni che non retrocede, l’ultima volta accadde nel 1963, quando la società fece un passo indietro in seconda categoria. Ai numeri, però, la dirigenza della formazione brianzola non dà grande peso. Fanno piacere, ma non devono distrarre. «La nostra parola d’ordine è programmazione — spiega il direttore sportivo, Oscar Magoni —. Abbiamo creato questa squadra due anni e mezzo fa e un passo alla volta siamo arrivati dove ci troviamo adesso. Già l’anno passato la nostra difesa è stata una delle meno battute della categoria». La strategia è stata quella di creare prima di tutto uno zoccolo duro fatto di giocatori di grande esperienza nel quale, anno dopo anno, vengono inseriti giovani di grande prospetto in arrivo da grandi club come Inter e Juve. «La società sta facendo grossi sforzi economici — prosegue Magoni —, ma il nostro budget non supera i due milioni di euro. Quindi, il nostro lavoro consiste essenzialmente nel trovare il giusto equilibrio fra queste due componenti: esperienza e potenzialità». E i risultati sono sotto gli occhi: ora i nerazzurri competono con società più blasonate come Padova, Triestina e Vicenza, squadre che in passato hanno calcato anche il palcoscenico della massima serie, e in paese, anche se nessuno si lascia andare a sogni proibiti, la curiosità di vedere come andrà a finire la favola delle «Pantere» cresce giorno dopo giorno.