Ringhio riportaci dove meritiamo
«Ci voleva». Gattuso fa già scordare Montella
Buona fortuna a Ringhio Gattuso, ma una domanda sorge spontanea: gol (rossonero) dove sei finito? È san Siro che ti implora.
Ormai del panettone sentiva quasi il profumo. La Milano rossonera si è risvegliata ieri dedicando il caffè, ma poi anche il pranzo, l’aperitivo, la cena e il dopocena alle chiacchiere sull’esonero di Vincenzo Montella. Il ritorno del gladiatore Gattuso non poteva che fare tanto rumore. «Ci porterà l’allegria. Perché eravamo diventati una squadra triste. Vedevo giocatori camminare per il campo, senza parlarsi tra di loro» attacca Teo Teocoli, tra i tifosi rossoneri più doc. «Montella era sempre tranquillo e sorridente: Rino invece se li mangerà vivi se le cose non dovessero girare» spiega il comico milanese.
Addio quindi al Montella da ridere, quello che nonostante il digiuno di vittorie non rinunciava al buon umore. I social sono un puzzle di fotomontaggi: si va dal ritornello dello «stiamo crescendo», alle foto di Gianpiero Ventura che sentenzia: «Vincenzo ha le idee giuste». «Aveva qualità indiscusse, ma evidentemente non era capito. Non puoi considerarti sfortunato se perdi con tutte le squadre di alto livello» continua l’avvocato del Diavolo Giuseppe La Scala, presidente dei piccoli azionisti del Milan. L’altra faccia della medaglia è il muso duro di Ringhio: «Nei suoi precedenti ha sempre allenato le difficoltà. Porterà il culto del lavoro» aggiunge La Scala. È d’accordo Mauro Suma, la voce delle partite del Milan: «Avevamo bisogno di un allenatore che ci spettinasse un po’, la squadra era algida. Gattuso nel quotidiano può aggiungere tanto: porterà intensità, umanità, coraggio mentale. Montella era soprattutto un allenatore di nozioni, a Rino spetterà il lavoro psicologico» dice Suma.
A «Radio Milan Inter» è saltata ogni scaletta: «La gente non parla d’altro: della mancanza d’esperienza di Gattuso, ma anche del bisogno di ritrovare l’antico spirito» spiega Massimo Canta, che ogni lunedì apre il microfono ai milanesi. La notizia (via WhattsApp mentre era in udienza) è arrivata anche a Giuseppe Munafò, presidente dell’Associazione Milan Club: «Rino è un uomo profondo. Se n’era andato perché non si riconosceva più nei valori della società. Il fatto che torni significa che c’è un ambiente favorevole a far crescere il suo modello e la sua voglia di rivincita». Tra i primi a esultare per il cambio di panchina c’è la Curva rossonera. «Per noi è un bel giorno. Avevamo in casa una bandiera, un grande uomo, uno che con i giocatori ha esperienza» spiega Giancarlo Capelli, per tutti il Barone, tra i capi storici degli ultras. Non avrebbe avuto senso andare a cercare altrove, quindi: «Gattuso è una persona diversa da Montella. Ultimamente c’eravamo abituati ad allenamenti a porte chiuse, anche lo spogliatoio era molto più diviso di quanto risultasse fuori. Gattuso ha tutto per ritrovare lo spirito di questa squadra» aggiunge.
Resta però un brutto carnet di precedenti. Quando il Milan ha scommesso sui suoi senatori non è mai andata bene. È successo con Seedorf, poi con Inzaghi e tutto sommato anche con Brocchi, nonostante la benedizione dell’allora presidente Berlusconi. «È il mio grande timore, anche se per come si erano messe le cose non si poteva andare avanti — dice Francesco Villa, la metà rossonera del duo comico Ale & Franz —. Penso possa bastare la sua grinta distribuita negli undici in campo. Anche se mi spiace per Montella. Un anno fa ha dimostrato di essere bravo: se Kalinic ieri avesse fatto gol ora non saremmo qui a parlare di questa nuova rivoluzione».