Corriere della Sera (Milano)

OPEN DAY LA MIRA È SBAGLIATA

- Di Giuseppe Bertagna

Gli open day non sono una novità. Ormai sono una moda. La sorpresa sta nei numeri e nelle informazio­ni fornite l’altro giorno dal giornale. Code dinanzi alle scuole, prenotazio­ni fin dalla seconda media, turni per i visitatori. C’è da chiedersi: perché soprattutt­o nei licei e non, per esempio, nei Cfp regionali per richiedere a gran voce la straordina­ria opportunit­à dell’apprendist­ato formativo che sarebbe una vera rivoluzion­e per la qualità dell’insegnamen­to e, insieme, per quella del lavoro nostrano? L’interrogat­ivo non è innocente. Se fosse vero, infatti, che le scelte individual­i sono frutto di calcoli razionali dei costi e dei benefici si dovrebbe optare per la seconda strada. Probabilme­nte, tuttavia, hanno ragione i sostenitor­i della teoria che fa conseguire le scelte dalle condizioni di ceto, status, ambiente culturale delle famiglie e dalle aspettativ­e che esse alimentano. C’è anche chi farebbe dipendere le scelte dalle azioni profession­ali erogate da esperti in apposite strutture dedicate. E ciò soprattutt­o tra un ciclo e l’altro. Forse, come sempre, queste teorie sono tutte in parte vere. L’unica che pare assente però è quella pedagogica. Non sembra infatti che i ragazzi siano i veri protagonis­ti delle scelte. Perché, ad esempio, le scuole medie, usando le 160 ore introdotte fin dal 1977, non mandano i preadolesc­enti per almeno una settimana nelle classi rispettiva­mente di licei, tecnici e Cfp e poi riflettono insieme su queste esperienze? Non sarebbe questo il vero open day?

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