Nella rete Hawala i contanti riciclati
Utilizzavano la «Hawala», un sistema informale di trasferimento di valori, per trafficare droga e esseri umani. Per questo il nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano ha arrestato 13 persone.
Addosso aveva 297 mila euro in contanti, sul suo cellulare c’erano foto di pacchi di banconote e immagini del terrorismo dell’Isis. Fermato all’aeroporto di Linate, a maggio 2015 il libico Salem Bashir Mazan Rajah disse che era un uomo d’affari arrivato per comprare degli autoveicoli da importare in Nordafrica. Se il collegamento con l’Isis «non ha trovato riscontri» e resta solo un’ipotesi, è invece forte il sospetto che fosse un corriere dell’«Hawala» per il Gico della Guardia di Finanza di Milano che, nell’inchiesta del pm Adriano Scudieri, che fa parte del pool coordinato da Alberto Nobili, ha portato all’arresto di 13 persone (6 egiziani, 5 siriani e 2 marocchini) per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio.
Rajah, secondo il gip Teresa De Pascale che ha ordinato gli arresti, potrebbe aver movimento oltre cento milioni tra Libia, Italia, Olanda, Francia e Germania con la «Hawala», il sistema arcaico in vigore nel mondo arabo per trasferire denaro su base fiduciaria, ma illegale: si consegna ad un ricevitore una somma, ad esempio in Italia, e in un’altra nazione
un rappresentante del ricevitore dà un’analoga somma al destinatario finale. I due intermediari regolano tra loro il dare e avere in un secondo momento, anche con spalloni. Il libico «potrebbe rivestire un ruolo di trasportatore di denaro» per conto «di gruppi terroristici riconducibili alla jihad», ipotizza il gip ricordando che risulta in contatto con un personaggio indagato «in Belgio per riciclaggio e associazione terroristica» a sua volta collegato a un militante Isis residente a Rotterdam (Olanda)». Denunciato per riciclaggio,il libico ha fatto perdere le sue tracce.
Il Gico ha scoperto che almeno dieci milioni sono passati tra l’Italia, il Nordafrica e l’Ungheria (dove ci sono stati due arresti) dovuti a traffici di droga, armi e di esseri umani, ma anche a immigrati che hanno mandato i risparmi a casa e a imprenditori italiani che così hanno aggirato il fisco pagando solo una commissione irrisoria per la «Hawala». Solo ieri, la Gdf ha sequestrato un milioni di euro in contanti agli indagati ai quali sono stati anche bloccati beni per altri quattro.